Napoli, chiaro segnale alle rivali: da solido è diventato anche spettacolare

Napoli–Juventus non è mai un confronto banale. E nonostante il campionato sia ancora lungo, il big-match di sabato certifica un fatto incontrovertibile: per lo scudetto bisognerà fare i conti con gli azzurri fino alla fine. Questo è il senso della vittoria contro la Vecchia Signore, perché nel corso di una stagione ci sono certe partite che sublimano momenti che val la pena raccontare. Forse, per il modo in cui sono arrivati i tre punti al cospetto dei bianconeri, hanno un peso specifico che lascia presagire qualcosa di veramente speciale. Quella gradevole sensazione che stia accadendo un evento fuori dall’ordinario. Se la capacità di rimontare lo svantaggio inziale dovesse poi avere risvolti memorabili, è una cosa che scopriremo solo più avanti.
Palese che rispetto a quanto visto qualche settimana fa, oggi i partenopei non fanno esclusivo affidamento sulla solidità della fase di non possesso. L’equilibrio resta l’ingrediente principale, ma Conte sta costruendo una squadra che ha scelto consapevolmente di alzare il baricentro. Senza trascurare le certezze che derivano dall’accorta gestione degli spazi. Una interpretazione assai fluida dei princìpi propinati dall’Uomo del Salento. Che cerca sempre di risalire il campo sfruttando i corridoi esterni oppure appoggiandosi centralmente a Lukaku. Sfruttando gli inserimenti di chi arriva a rimorchio, grazie al sapiente lavoro di sponda del belga, funzionale a stimolare le sapienti letture di McTominay o Anguissa.
Spinazzola blinda il Napoli a sinistra

Anche con la Juve, come già accaduto per esempio a Bergamo, ormai l’approccio del Napoli non è orientato semplicemente a difendersi in maniera passiva. Al contrario, adesso tenta con ostinazione di assecondare il recupero alto. Dimostrando coraggio e sincronia nei movimenti, in particolare le volte che Juan Jesus rompeva l’allineamento e usciva forte all’altezza del centrocampo su Koopmeiners. Debitamente coperto da un Rrahmani assolutamente professorale là dietro. In questo scenario tattico non va trascurato il fatto che la squadra partenopea porta molti uomini nella trequarti altrui, riempiendo l’area di rigore con le mezzali ed i tre attaccanti. E poco importa che terzini di ruolo (Spinazzola e Mazzocchi) finiscano per occupare gli slot destinati agli esterni. L’istinto rimane assolutamente proattivo. Ovviamente, con un’abbondante dose di cinismo. Che non guasta, se hai individualità in grado di cambiare il corso della gara con una giocata estemporanea.
A proposito di esterni: appare evidente che Thiago Motta avesse studiato soluzioni specifiche per disinnescare il gioco in catena sviluppato dalla capolista. Non a caso, ha schierato McKennie preferendolo a Savona. Con il chiaro intento di dare una dimensione maggiormente offensiva alla sua fascia destra, visto che davanti al texano si piazzava Yildiz. Comunque, i padroni di casa sono riusciti a capitalizzare la loro idea. Con Neres che ha offerto una dimostrazione tangibile delle sue qualità nell’uno contro uno, costringendo il dirimpettaio a correre all’indietro per assorbine gli strappi in conduzione ed i controlli orientati.

Mentre Spinazzola dava prova di resistenza e attitudine al sacrificio, evitando di schiacciarsi troppo, pur seguendo il turco come un’ombra, così da non permettergli di stoppare liberamente. E dopo imbucare, trovando passaggi puliti alle spalle della medina di Conte.Inoltre, mantenendo le linee strette e corte, il Napoli ha trovato le contromisure adeguate alla interessante soluzione pensata da Thiago Motta – cercare di portare fuori posizione Spinazzola, obbligandolo a seguire ovunque il suo riferimento diretto -, vanificando i tentativi di mandare Koopmeiners in verticale, tagliando nel corridoio intermedio. Ovvero, in quella zona d’ombra tra lo stesso Spinazzola e McT.
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