14 Marzo 2025
Il primo Ranieri a Roma: ad un passo dalla storia

Dopo un avvio di stagione quantomeno complicato, Claudio Ranieri sembra aver rimesso in carreggiata la Roma, per la terza volta nella sua lunghissima carriera.
Le prime due esperienze giallorosse del tecnico di Testaccio hanno contribuito a creare e rafforzare un legame profondissimo tra Ranieri e la “sua” gente, quella romanista.
Nella sua prima tranche a Trigoria, Ranieri ha portato la Roma ad un passo dallo Scudetto, dando nuova linfa ad una stagione che sembrava compromessa dopo solo due partite.
Riviviamo quei 18 mesi, da settembre 2009 a febbraio 2011, in cui Claudio Ranieri ha portato la Roma ad un centimetro dal quarto scudetto.

Il duro inizio

Dopo quattro stagioni di grandi emozioni, calcio spettacolo ma anche cocenti delusioni, la Roma spallettiana approccia la stagione 2009/10 con la consapevolezza che forse si è arrivati alla fine di un ciclo.
Risollevare la disastrosa Roma dell’immediato post-Capello sembrava una sfida difficile, ma il tecnico di Certaldo è riuscito a riportare la Lupa a lottare quasi da subito per le posizioni di alta classifica.
Non sono mancati i trofei, con due Coppe Italia e una Supercoppa Italia ad arricchire la bacheca giallorossa.
L’inizio del campionato 2009/10, però, è stato altamente deludente.
All’esordio, la Roma è caduta a Marassi contro il Genoa di Gasperini, reduce da quella che sarà la migliore stagione dell’era Preziosi.
Successivamente, ci ha pensato la nuova Juventus di Ciro Ferrara ad inguaiare la Roma, nella giornata più bella della carriera juventina di Diego, autore di una doppietta.
Spalletti, dopo quelle due sconfitte così brucianti, decide che il suo tempo a Roma è finito, rassegnando le dimissioni e prendendo il primo volo per la Russia, destinazione San Pietroburgo.
Per ovviare alla partenza dell’attuale CT italiano, Rosella Sensi si fionda su Claudio Ranieri, fresco di esonero dalla Juventus nella stagione prima.
Il non ancora Sir Claudio fino a quel momento ha vissuto una carriera che si potrebbe riassumere con l’espressione “bene ma non benissimo”, anticipando di quasi dieci anni l’omonimo brano di Vito Shade.
Tra Fiorentina, Napoli, Chelsea, Juventus, Parma e Valencia Ranieri se l’è sempre cavata bene, ma non ha mai raggiunto risultati straordinari.
Le cose migliori si sono viste a Firenze e Parma: in Toscana Ranieri ha risollevato la Viola dalla Serie B e nel giro di tre stagioni Firenze ha sognato addirittura il Camp Nou, cadendo contro il Barcellona in semifinale di Coppa delle Coppe.
A Parma, invece, Ranieri è subentrato a stagione in corso nel 2007 e ha condotto una squadra disperata alla salvezza, grazie anche ai gol di un Pepito Rossi in rampa di lancio.
Ora, la chiamata della sua Roma, una Roma solamente sfiorata da calciatore ma non vissuta appieno.
L’avvio è convincente con due vittorie a Siena e contro la Fiorentina di Cesare Prandelli, poi tre sconfitte consecutive contro Milan, Udinese e, tra queste due, contro il  Livorno in casa, con gol dell’ex di Ciccio Tavano, in giallorosso nel 2007.
Nel mentre, c’è anche un’Europa League, alla prima edizione con il nuovo nome, che la Roma onora ai gironi, salvo poi cadere contro il Panathinaikos al terzo turno, perdendo 3-2 sia in Grecia sia all’Olimpico.
Al termine della decima giornata di campionato, quella della partita di Udine, la Roma staziona pericolosamente al 14mo posto, a quota 11 punti.
La zona retrocessione dista solo due punti, la vetta della classifica invece dice -14, una distanza che sembra incolmabile già a questo punto della stagione.
Ranieri è nervoso e litiga nelle interviste con i giornalisti; ci vorrà la mano di Dio per sistemare tutto, o forse basterà il tocco di Claudio Ranieri…

La rincorsa della Roma di Ranieri

Fino alla fine del girone d’andata, la Roma deve affrontare un calendario discretamente tosto.
Dopo la vittoria casalinga contro il Bologna, si vola a San Siro per sfidare l’Inter 4 volte scudettata e grande avversaria della Roma di quegli anni.
Dal 2005 al 2011, le due squadre si sono sfidate 27 volte tra campionato, Coppa Italia e Supercoppa, dando vita alla rivalità più calda del calcio italiano in quel lustro o poco più.
Nella gara del novembre 2009 è Vucinic il mattatore: prima si fa recuperare da Lucio mentre si avviava verso un promettente 1 contro 1 con Julio Cesar, poi porta il vantaggio la Lupa con un colpo di testo beffardo che inganna l’estremo difensore brasiliano.
L’Inter, reduce da una pazza vittoria in terra ucraina contro la Dinamo Kiev, riesce a pareggiare con un bel gol di Samuel Eto’o.
L’1-1 accontenta e scontenta tutti: l’Inter si fa avvicinare dalla Juventus, vincitrice a Bergamo, mentre la Roma rimane impelagata nella parte sinistra della classifica.
Nel turno successivo, ecco il Bari, una delle maggiori sorprese della stagione, che arriva all’Olimpico, salvo essere spazzato via da una tripletta di Francesco Totti, alle prese fino a quel momento con alcuni guai fisici, ma sempre decisivo in campo.
Dopo la vittoria contro l’Atalanta, la Roma ospita la Lazio per il primo derby della stagione.
Se la Roma sembra in ripresa, i biancocelesti sono in una crisi nera: 13 punti, sedicesimo posto in classifica e senza vittoria dalla seconda giornata.
La partita è dura, come ogni derby, e le occasioni non abbondano: la Lazio ne ha una clamorosa al quarto d’ora della ripresa, con Zarate che colpisce il palo e Stefano Mauri che non trova il gol solo per una prodezza di Julio Sergio, e non sarà l’ultima in un derby.
La partita si decide al 33mo del secondo tempo: Vucinic crossa dalla destra e Marco Cassetti batte Muslera con un piattone al volo che regala i tre punti e la supremazia giallorossa in città.
 Quello che manca alla Roma di Ranieri, fino a questo punto, è anche la continuità di risultati: dopo il derby, infatti, arriva uno 0-0 contro la Samp di Cassano e Pazzini.
Subito dopo c’è il Parma, fino a quel punto davanti alla Roma in classifica: Burdisso e Brighi permettono  l’aggancio a quota 28 punti al quarto posto.
Ha dell’incredibile, però, quanto accade a Cagliari: la Roma va sul 2-0 con i gol di Pizarro e Perrotta, ma nel recupero Diego Lopez e Daniele Conti, storico castigatore della Roma, condannano i capitolini al pareggio.
Per chiudere il girone d’andata basta un gol immediato di DDR per i 3 punti contro il Chievo all’Olimpico.
La classifica è decisamente più bella da vedere per la Roma, quinta a quota 32 punti.
Tutti pensano, però, che i 13 punti di distacco dall’Inter capolista solitaria e dominatrice del campionato siano una bella sentenza sulle possibilità scudetto della Roma.
Ai giallorossi rimane lottare per le posizioni che valgono l’accesso alla Champions League.
I mesi di gennaio e febbraio portano bene alla squadra di Ranieri, che pareggia solamente contro il Napoli a fine febbraio e vince contro tutte le altre avversarie.
Il Genoa viene travolto dalla voglia di incidere da subito del neoacquisto Luca Toni, autore dei due gol che, insieme alla rete iniziale di Perrotta, suggellano un netto 3-0.
Si vola poi a Torino per affrontare la Juventus di Ciro Ferrara, in piena crisi dopo un buon avvio: 4 sconfitte in 5 panchine fanno traballare la panchina dell’ex difensore bianconero.
A sistemare momentaneamente le cose ci pensa Alex Del Piero, trasformando un campanile che spiove verso la sinistra dell’area di rigore in un diagonale fortissimo, imprendibile per Julio Sergio.
Una sciocchezza madornale di Grosso, che placca Taddei in area di rigore, porta poi Francesco Totti a segnare il primo gol della sua carriera a Torino contro la Juventus.
A peggiorare le cose per la Juve ci si mette pure Buffon, che falcia Riise da solo in campo aperto e si fa così espellere.
Entra Manninger, che per quanto non sia Buffon, nulla può contro la perfetta parabola disegnata proprio dal terzino ex-Liverpool di testa al 92mo che regala altri 3 punti alla Roma.
Anche le partite successive contro Siena e Fiorentina vengono decise nei minuti finali di partita.
All’Olimpico contro i bianconeri serve una magia di tacco di Stefano Okaka per ottenere la vittoria contro il fanalino di coda della Serie A.
La Roma aggancia così il Milan, fermato sull’1-1 a San Siro dal Livorno, al secondo posto, a 8 punti dall’Inter che non gioca quel weekend a causa della neve che si abbatte sul Tardini di Parma.
A Firenze, invece, la Fiorentina viene graziata da Vucinic che dopo due minuti della ripresa si divora un gol praticamente fatto ciccando la conclusione.
Il montenegrino, però, non perdona al 36mo, scaricando sotto la traversa un destro potentissimo.
Subito dopo la Fiorentina, due impegni “siculi”, entrambi in casa: il Palermo, altra grande realtà di quel campionato, crolla sotto i colpi di Brighi (per due), Julio Baptista e Riise, mentre contro il Catania basta un gol di Vucinic, in forma smagliante in quel periodo.
Come abbiamo detto prima, a chiudere il mese di febbraio è un pareggio a Napoli per 2-2, con la Roma di Ranieri che si fa recuperare due gol di vantaggio, come accaduto a Cagliari.
Si torna all’Olimpico contro il Milan, nello scontro che può decretare chi sarà realmente l’anti-Inter nella lotta per lo scudetto.
Ne esce uno 0-0 che non fa bene a nessuno, perché il Milan non si avvicina all’Inter e la Roma non riesce ad agganciare i rossoneri.
La 28ma giornata regala scenari inattesi per il campionato: l’Inter perde a Catania 3-1, il Milan supera a San Siro il Chievo con un missile di Clarence Seedorf, mentre la Roma si fa fermare dal Livorno.
Lucarelli veste i panni del bomber dei bei tempi e punge tre volte i giallorossi, che rispondono con Toni, Perrotta e Pizarro.
Adesso la classifica dice: Inter 59, Milan 58, Roma 53. I giallorossi sembrano di nuovo tagliati fuori.
Ma la 29ma giornata vede le milanesi pareggiare 1-1 contro Palermo e Napoli, mentre un super Vucinic trascina la Roma con una tripletta nel 4-2 contro l’Udinese del futuro capocannoniere di Natale.
Nel turno infrasettimanale successivo, se l’Inter si sbarazza agilmente del Livorno, il Milan cade a Parma con gol di Bojinov.
La Roma ne approfitta a Bologna: Riise e Julio Baptista regalano tre punti che portano la Roma a -4 dall’Inter e alla 31ma c’è proprio Roma-Inter…

La grande illusione e la fine

L’Olimpico è pieno come nelle grandi occasioni, il romanismo emerge da ogni filo d’erba del terreno di gioco e l’aria di match decisivo è palpabile.
De Rossi porta i giallorossi in vantaggio ribadendo in rete il pallone che Julio Cesar respinge debolmente sul colpo di testa di Burdisso.
L’Inter si fa avanti colpendo una traversa clamorosa da calcio d’angolo sul finire della prima frazione, ma nel secondo tempo il Principe Milito trova il gol da due passi.
La rete è viziata da un fuorigioco netto di Pandev, ma si va, e la Roma torna avanti con un gol da bomber vero di Luca Toni.
L’Inter tenta il tutto per tutto, ma gli assalti non trovano risultati, se non il tiro di Milito che a 45 secondi dal fischio finale spacca il palo difeso da Julio Sergio.
Forse la fortuna finalmente ha teso la sua mano alla Roma?
La gara finisce 2-1, con i giallorossi che vanno a -1 dall’Inter.
Nel turno successivo, i nerazzurri rispondono all’assalto romanista battendo il Bologna, mentre la Roma torna da Bari con i tre punti garantiti dal rigore di Vucinic.
Domenica 11 aprile il campionato vive una svolta cruciale: sfruttando il pari tra Fiorentina e Inter della sera prima (2-2 con reti di Keirrison e Kroldrup per la Viola), la Roma di Ranieri batte 2-1 l’Atalanta e compie il sorpasso, volando da sola in vetta alla classifica.
In 23 giornate la Lupa ha recuperato 15 punti alla futura Inter del Triplete e ora lo Scudetto è ben più di un sogno.
Non c’è tempo per fermarsi, perché arriva il Derby contro una Lazio impelagata seriamente nella lotta per non retrocedere, ma che ha nella stracittadina una delle ultime chance per rendere meno amara una stagione maledetta.
Rocchi porta in vantaggio la Lazio, la Roma è in difficoltà e Ranieri decide di effettuare due sostituzioni molto pesanti: fuori Totti e De Rossi all’intervallo del Derby, il romanismo che viene messo in secondo piano per i tre punti.
Le cose non sembrano migliorare, tanto che Cassetti dopo 48 secondi sgambetta Kolarov in area, causando un penalty per la Lazio.
Dal dischetto va Floccari, che opta per la soluzione centrale: Julio Sergio si butta a destra, ma respinge comunque con i piedi.
Sembra davvero che il destino abbia deciso di indossare la maglia giallorossa, tanto che dopo 8 minuti il rigore arriva per la Roma, sempre con Kolarov protagonista, che stavolta però commette fallo ai danni di Taddei.
Dal dischetto va Vucinic, che con una precisione glaciale apre il piattone e segna un rigore pesantissimo.
Dopo 10 minuti, la Roma guadagna una punizione dal limite: è sempre Vucinic che va al tiro e fa partire un missile che lascia di sasso Muslera.
Nel finale la Lazio ha un crollo di nervi; prima Ledesma si fa espellere per aver applaudito Tagliavento, poi al fischio finale Radu sgambetta Perrotta e da il là ad una rissa gigantesca.
Il sipario su questo derby cala con l’immagine di Totti che fa il gesto del pollice in giù guardando alla Curva Sud.
La 35ma giornata la Roma di Ranieri è costretta a rispondere al successo dell’Inter sull’Atalanta ospitando la Sampdoria.
Stiamo per entrare nel campo della mistica: così come Roma-Liverpool del 1984, Roma-Lecce del 1986, Roma-Slavia Praga del 1996, Roma-Sampdoria del 2010 è una delle partite fondanti del romanismo di penultima generazione, un trauma collettivo che ancora oggi fatica a trovare un’inquadratura precisa in un contesto normale.
Andate a rivedervi gli highlights di quella partita: un concentrato di mistica nera e sfortuna che è difficile definire ancora oggi.
La Roma di Ranieri domina tutta la partita e trova il vantaggio con Totti dopo 15 minuti, ma Storari gioca una delle se non LA partita migliore della sua carriera, opponendosi ad almeno 8 occasioni clamorose della Roma.
Nel secondo tempo la Sampdoria colpisce due volte con Pazzini e gela l’Olimpico; ancora oggi tantissimi tifosi della Roma covano un odio indicibile contro Pazzini per quei due gol.
Le lacrime di Mexes in panchina rappresentano alla perfezione lo stato d’animo dei giocatori e dei 60000 romanisti sugli spalti.

La Roma, dopo aver riassaporato la vetta della classifica per 3 giornate, torna al secondo posto e si pone l’obiettivo di inseguire a denti stretti l’Inter.
Mancano 3 partite alla fine del campionato, tutto può succedere.
Il primo set si gioca l’1 maggio e la Roma fa il suo dovere battendo il Parma 2-1, mentre l’Inter esce indenne dall’Olimpico biancoceleste, al termine di un incontro tenutosi in un ambiente scabroso, in cui i tifosi laziali esultano al gol dell’Inter ed espongono lo storico striscione “Oh noooo”.
Il 5 maggio c’è anche la finale di Coppa Italia… tra Roma e Inter, all’Olimpico.
La data suggerirebbe una debacle tutta nerazzurra, ma la realtà ci propone uno spettacolo certamente inatteso.
La Roma, frustrata dai successi nerazzurri e ancora malconcia dopo il trauma blucerchiato imposta la partita come una vera e propria caccia all’uomo.
Dopo 30 secondo l’Inter perde subito Sneijder per un’entrataccia di Burdisso sull’olandese.
Il leitmotif del match è questo; i giocatori della Roma che malmenano i nerazzurri per 90 minuti, con l’apice del calcione di Totti a Balotelli dopo averlo rincorso per almeno 20 metri.
A decidere la gara è il gran tiro di Milito che si infila sotto l’incrocio della porta difesa da Julio Sergio.
La Roma non alzerà la Coppa Italia, ma ha il dovere di provarci fino alla fine per lo Scudetto.
Nel 37mo turno, però, l’Inter assapora già lo Scudetto, segnando 4 gol al Chievo in 52 minuti, mentre la Roma è bloccata sullo 0-0 con il Cagliari.
Due pali sembrano condannare definitivamente i giallorossi, soprattutto dopo il gran gol di Andrea Lazzari che sblocca il risultato al 73mo.
Dopo il brutto episodio in Coppa, però, Totti si riscatta, segna due gol in quattro minuti e strozza in gola a distanza le urla di gioia dei 70000 di San Siro che già pregustavano lo Scudetto, che a questo punto si deciderà all’ultima giornata.
Entrambe le squadre giocheranno in trasferta: la Roma di Ranieri va a Verona, l’Inter a Siena.
Sul terreno del Bentegodi, come all’andata, la Roma sbriga la pratica Chievo nel primo tempo con due super gol di De Rossi e Vucinic.
Al 39mo minuto, momento della partita in cui i giallorossi segnano l’1-0, per circa mezz’ora si può dire che l’Associazione Sportiva Roma è campione d’Italia per la quarta volta nella storia.
Al 57mo, però, arriva la notizia che nessun romanista voleva sentire quel 16 maggio 2010: Diego Milito, colpito dalla sindrome di Re Mida nei giorni tra il 5 e il 22 maggio, mette in porta il gol dell’1-0 e che, di fatto, consegna lo Scudetto numero 18 ai nerazzurri e il secondo tassello del Triplete.
La Roma esce vittoriosa nei 90 minuti ma sconfitta nel campionato, un torneo che forse avrebbe meritato per aver recuperato e tenuto testa ad una squadra come quell’Inter per quasi tutta la stagione.
Come spesso è capitato, però, a far male alla Lupa è un’entità che non si può identificare con precisione: la sfortuna? Il karma? L’ingiustizia divina? Chi lo sa…
Ranieri, ovviamente, viene riconfermato anche per la stagione 2010/11, che tuttavia non varrà nemmeno una briciola di quella precedente.
La Roma non entra mai nella corsa Scudetto, e subisce alcune sconfitte davvero umilianti: 5-1 a Cagliari alla seconda giornata, 2-1 a Brescia alla quarta, 2-1 contro la Samp che retrocederà in B.
In mezzo, però, anche qualche gioia: l’1-0 contro l’Inter per vendicarsi di Coppa Italia e Scudetto, la vittoria contro il Milan futuro campione d’Italia a San Siro, il 3-2 casalingo contro il Bayern Monaco in Champions League e, soprattutto, le due vittorie nel derby di andata di campionato e in quello degli ottavi di Coppa Italia.
Claudio Ranieri ha posto le fondamenta e steso il cemento per creare la strada preferita della Roma giallorossa, il Viale dei 5 derby, che verrà ultimato con la vittoria al ritorno, con in panchina però Vincenzo Montella.
L’ex Aeroplanino subentra a Ranieri dopo un periodo nero: sconfitta per 5-3 a San Siro contro l’Inter, sconfitta 0-2 contro il Napoli dei Tre Tenori e sconfitta 2-3 agli ottavi di Champions contro lo Shakhtar Donetsk.
Il ciclo si conclude con il rocambolesco Genoa-Roma in cui i giallorossi, avanti 0-3, si fanno rimontare 4 gol in 34 minuti e cadono davanti al Grifone 4-3.
Ranieri, dopo la partita, opta per le dimissioni, conscio che si sia rotto qualcosa all’interno di una squadra che, nel campionato precedente, aveva inanellato 27 risultati utili su 28 a partire dalla 10ma giornata.
Ranieri se ne va da Roma, allenerà l’Inter per un breve periodo nella stagione successiva, ma è solo con l’esperienza a Leicester che i tifosi incominciano ad amare un allenatore passato agli annali per essere un perdente di successo.
Claudio Ranieri ci insegna che, in un calcio che spesso mostra le facce peggiori del proprio essere, a volte la signorilità, l’educazione e la simpatia trionfano su tutto, perché Claudio Ranieri può dire di essere stimato e amato praticamente da chiunque, e questa forse è la vittoria più grande della sua carriera.