Osimhen e Gyökeres: il tempo è stato galantuomo

Osimhen e Gyökeres: siamo davvero dei profeti… dell’ovvio
Si sa, cari lettori, che il calcio ha sempre avuto una componente teatrale, ma quando il sipario si alza su certe illusioni, beh, a volte lo spettacolo è tutto da ridere. Ci troviamo oggi a rispondere con un ghigno (meglio di un ghigno che non di un grido) a coloro che avevano fatto ironia sulle nostre umili previsioni. Quelli che, con il ghigno di chi la sa lunga, ci accusavano di esagerare quando dicevamo che nessuno si sarebbe avvicinato a quelle famose clausole per Victor Osimhen e Viktor Gyökeres.
Ah, Osimhen! Lo abbiamo visto con la maglia del Napoli, con un sorriso amaro da fuori rosa, perché nessuno – né principe arabo né magnate britannico – ha osato avvicinarsi alla clausola da 130 milioni di euro. D’altronde, il buon De Laurentiis non è uno che fa sconti fuori stagione. E Gyökeres? Un altro Viktor, un altro naufrago sulle rive dell’ambizione: neanche un petrodollaro o una sterlina si sono approssimati a 100 milioni che il club lusitano chiedeva per lasciarlo andare. Qualcuno ci denigrava affermando con sicumera che una bottega cara come quella dello Sporting si sarebbe accontentata di offerta di, udite udite, 50-60 milioni!
Eppure, qualche anima candida ci dava per ciarlatani, ridendo sotto i baffi: “Non sapete nulla di mercato!”, gridavano. “Le clausole sono fatte per essere infrante!”, proclamavano come se fossero filosofi del mercato e non passanti distratti. E ora, invece, eccoci qua, spettatori di un mercato estivo dove i soldi, quei maledetti soldi che tutti sognano, sono rimasti nei cassetti. Nessun club ha voluto spendere cifre folli, nessuna asta è stata scatenata. E quei due, Osimhen e Gyökeres, sono ancora là, come belle statuine a osservare il mondo che va avanti.
I nostri critici si affannano a parlare di “spending review” in Premier League, ma, nel frattempo, Solanke — sì, proprio quel Solanke che in campo ha lo stesso impatto di una leggera pioggia estiva — è stato venduto per 75 milioni. Siamo stati accusati di cinismo, di non comprendere le dinamiche di mercato, ma il tempo è sempre galantuomo. I fatti hanno parlato, e lo hanno fatto chiaramente: né Napoli né Sporting avevano alcuna intenzione di svendere i loro gioielli, e nessun emiro o oligarca è salito in groppa a un cammello dorato per lanciarsi nella battaglia delle offerte.
Diciamocelo: il calcio, a volte, è il teatro dell’assurdo, e chi si illudeva che certi affari si sarebbero conclusi con uno schiocco di dita, è meglio che impari la lezione. Non è forse così, miei cari critici? Avete riso di noi, ma chi ride ora?

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione