La “nuova” Roma di De Rossi va a fiammate, ma si vede la sua impronta: cosa funziona e cosa (ancora) non funziona

Denominatore comune nelle prime due uscite della Roma di De Rossi è stato l’evidente superiorità nel possesso palla rispetto agli avversari. L’idea del tecnico non è semplicemente tenere il controllo del pallone, ma piuttosto utilizzarlo come un’arma per dominare il gioco. Si tratta di molto più di una semplice statistica ma di una filosofia di gioco che ha come obiettivo il controllo del ritmo e lo sfruttamento degli spazi che vengono inevitabilmente a crearsi durante la partita. L’idea di base è tenere il possesso, dettare il ritmo e e controllare il flusso della partita. Questo consente di gestire la pressione degli avversari e di creare opportunità offensive.

Come sottolineato nel post partita di Salerno da De Rossi stesso, l’efficacia del possesso palla si concretizza quando si è in grado di creare spazi. Muovere il pallone rapidamente per aprire varchi nella difesa avversaria e imbucare per i giocatori offensivi che ricercano la profondità. Proprio su questo aspetto il nuovo staff tecnico dovrà lavorare.
La verticalità di De Rossi e la mancanza di movimenti offensivi, la Roma deve lavorare sulla dinamicità
La Roma vista ieri ha dato l’impressione di essere ancora lontana dall’idea di gioco di DDR soprattutto dalla metà campo in su, dove i giocatori offensivi sono risultati troppo statici. I vari Dybala, El Shaarawy e Lukaku hanno creato poche opzioni di passaggio e hanno cercato raramente spazi utili per la far male ai tre centrali della Salernitana. Aspetti sicuramente positivi sono stati un maggiore coinvolgimento degli esterni bassi e gli efficaci inserimenti di un Pellegrini che sembra perfetto per questa impostazione di gioco grazie alla sua capacità di vedere la porta.

Il rientro di Paredes, ieri squalificato, potrà essere un plus importante grazie alla sua capacità di palleggio e allo stesso tempo di verticalizzare il gioco per gli inserimenti in profondità di Lukaku.
Altra attenuante alla poca efficacia offensiva dei giallorossi mostrata ieri è la mancanza di un giocatore bravo nell’uno contro uno sull’esterno che possa creare superiorità numerica. Gli sprazzi del solo El Shaarawy, in una squadra costruita ad inizio stagione per giocare col 3-5-2 e quindi con pochi uomini adatti al ruolo di esterno alto, non sono sembrati sufficienti a scardinare la difesa a cinque della squadra di Inzaghi. Chissà che non possa arrivare qualche sorpresa proprio negli ultimi giorni di mercato.