Cenni storici e regolamento sulle bestemmie dei tesserati
Dopo le ultime squalifiche per bestemmie, passiamo in rassegna curiosità e regolamento a riguardo

Negli ultimi anni non si sono placate le squalifiche inflitte dal giudice sportivo a calciatori e allenatori per bestemmie.
Un vento gelido soffia sulle panchine della Serie A, e stavolta a finirci dentro è Lautaro Martínez, nell’occhio del ciclone dopo un’espressione blasfema catturata durante il duello tra Juventus e Inter.
Ma la storia, si sa, ha la memoria lunga. Basta sfogliare qualche pagina indietro per ritrovare un altro protagonista: Andrea Sottil. Correva l’anno – nemmeno troppo lontano – in cui il tecnico venne punito dalla FIGC per aver ripetuto, udite bene, dodici volte parole irripetibili. Dodici. Un numero che pesa, soprattutto quando a pronunciarle è chi dovrebbe incarnare il senso della guida, del controllo.
E se parliamo di precedenti, impossibile non citare il caso di Beppe Iachini. Un uomo di campo, un combattente vero, uno che col calcio ha un rapporto viscerale. Eppure, nel 2014, quando sedeva sulla panchina del Piacenza, si vide sventolare due giornate di squalifica con una motivazione che, ancora oggi, sembra scritta da un romanziere: “aver bestemmiato per tutto l’arco della gara, inveito contro i calciatori avversari e rivolto una frase pesantemente ingiuriosa verso il proprio pubblico”.
Due giornate. Per Iachini, troppo severe. Un castigo eccessivo, come se gli avessero chiesto di rinnegare il suo stesso temperamento, il suo essere. Ma la giustizia sportiva, si sa, non guarda in faccia nessuno. E nella sua crociata contro le bestemmie, ha continuato a colpire. Anche Serse Cosmi, l’uomo del cappellino e della voce roca, all’epoca al Crotone, fu travolto da questo giro di vite.
E così, il calcio italiano continua a scrivere pagine di un copione che oscilla tra il sacro e il profano. Sul campo si combattono le battaglie per i tre punti, fuori dal campo si combattono quelle per la parola. E alla fine, resta sempre la stessa domanda: il pallone è davvero solo un gioco?
Ma cosa dice il regolamento? La Guida Pratica dell’AIA, relativamente alla Norma 12, specifica al punto 52 che debba essere punita con l’espulsione o l’allontanamento ogni condotta che comporti offesa, denigrazione o insulto per qualsiasi motivo (colore, religione, sesso, nazionalità, origine territoriale o etnica,…) o configuri propaganda ideologica vietata dalla legge o comunque inneggiante a comportamenti discriminatori. L’uso di un linguaggio o di gestualità osceni, volgari irrispettosi, come pure di espressioni blasfeme deve essere considerato rientrare in detta previsione normativa. Al verificarsi di tali infrazioni, constatate direttamente o su segnalazione di un altro ufficiale di gara, l’arbitro deve espellere (se calciatore) o allontanare dal recinto di gioco il responsabile.

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione