15 Marzo 2025

Casarin: “Il calcio è della gente, al VAR serve semplicità”

Casarin: “Il calcio è della gente, al VAR serve semplicità”

Dalla sua introduzione, il VAR ha spesso generato polemiche, nonostante sia nato come strumento atto a placarle. A prescindere dalla precisione tecnologica, il fattore umano resta ancora determinante, a volte anche troppo. Regole e protocolli spesso troppo succubi dell’interpretazione, che rendono difficile determinare un vero e proprio modus operandi. Un concetto su cui si sofferma anche Paolo Casarin, ex arbitro intervenuto a La Gazzetta dello Sport: “La gente inizia ad affezionarsi molto al calcio. Comincia ad appassionarsi, ma poi comincia a non capire più il calcio. Rendo l’idea? La gente va allo stadio una volta, vede una certa situazione e fischiano il rigore. Poi ci va la settimana dopo, l’episodio è identico e non danno rigore. E non ci capiscono più nulla. Il calcio non é della Fifa, è della gente. E la Fifa non deve giocare con le regole. Il primo protocollo VAR aveva 4 voci: Scambio di persona, rigore sì rigore no, gol o non gol e intervento violento da cartellino rosso.

Casarin prosegue: “Ecco la semplicità. Hanno adesso voluto complicare allargando tutto quando, invece, bastava cosi con 4 cose ma chiare. Prendiamo ad esempio la palla calciata da Bastoni, evidentemente fuori. Gli arbitri sono, muti? No, si parlano. E basta che gli dici che il pallone è uscito. Basta complicazioni. Se persino un gentleman come Ranieri arriva a a parlare di arbitri in quel modo, allora siamo arrivati a qualcosa di più. Dire ‘non andate a salutare l’arbitro’ è più grave dell’ipotesi di andarlo a offendere. Perché in quel momento lì rompi una liturgia, quella del saluto e del ringraziamento: ed è un gesto forte. È come dire che quell’arbitro non merita il nostro saluto”.