Le pagelle di Napoli-Udinese: poche idee e benzina al minimo, agli azzurri resta il colpo in canna

La settimana di avvicinamento a Napoli–Udinese ha fatto un certo rumore. Per com’è maturato il pareggio degli azzurri contro la Roma, in pieno recupero, con un gol frutto soprattutto di scarsa attenzione ed evidente calo di concentrazione della capolista. Ma anche per l’inattesa sconfitta dell’Inter. Pesante emotivamente, a causa di una prestazione obiettivamente assai deludente. Oltre che onerosa sul piano della classifica. Per cui stasera la squadra di Conte cercherà di capitalizzare il momento particolare che sta vivendo la diretta inseguitrice. L’idea, dunque, è provare a scappare in classifica. Vediamo com’è andata…
Meret: 6
Il Napoli prova a manipolare la compattezza degli ospiti, nonché sottrarsi alla pressione, usando parecchio il portiere come un giocatore di movimento. L’Airone pare aver raggiunto quel livello di maturazione coi piedi da implementare nel suo repertorio questa specifica opzione. Nonostante la prima palla che tocchi, la butti via, per evitare di mettersi in pericolo. Sull’angolo conseguente, Thauvin la incrocia con l’interno mancino, mirando all’incrocio e Alex vola. Nulla può sul pareggio di Ekkelenkamp. Ma l’impressione è che avesse chiamato il pallone, prima che la premiata ditta Juan Jesus-Mazzocchi facesse il frittatone fantozziano. In pieno recupero sbroglia un contropiede devastante dell’Udinese con una salvifica uscita a valanga. All’alba della ripresa deve dimostrarsi reattivo su un tiro dalla distanza di Lovric. Poi diventa spettatore non pagante.
Di Lorenzo: 6
Si sposta in verticale sulla fascia di competenza, gestendo il pallone, sull’esterno e nelle ricezioni interne, alla stregua del “falso terzino”, che tanto piace a Conte. Obbligando Ekkelenkamp a seguirlo a diverse altezze. Come accade da tempo, il capitano alterna con proverbiale sagacia, movimenti dentro e fuori il campo, per aiutare i compagni, stazionando spesso in seconda linea, così da aumentare la fluidità del possesso. Nella ripresa finisce come gli altri per farsi prendere dalla frenesia e perde lucidità.
Rrahmani: 6
Centrale dalle evidenti qualità, pur non avendo lo stesso strapotere di Buongiorno. Eppure non è affatto un difensore scontato, avendo doti che lo rendono imprescindibile nel compensare le uscite del compagno di reparto. Diventando una risorsa utile per sostenerne al meglio l’aggressività, facendogli la giusta copertura. Il kosovaro lavora in simbiosi con Juan Jesus. E se Lucca sguscia via, lo rincorre aumentando la falcata. A mettere in difficoltà la retroguardia provvede il continuo dinamismo di Thauvin, che i centrali seguono, accompagnandolo sul lato, fino a lasciarlo in cura ai laterali. Però il francese stasera non si pigliava proprio.
Juan Jesus: 5,5
Costituisce una coppia funzionale con Rrahmani, che gli dà protezione alle spalle mentre lui infrange la linea per seguire i movimenti di Lucca, spesso defilato rispetto al cono di luce della porta. Chiara l’intenzione dell’attaccante bianconero: tentare di creare buchi difensivi, permettendo poi a Karlstrom o Lovric di trovare l’attimo per l’inserimento. Ma il brasiliano sta attraversando un ottimo momento di forma. Legge le intenzioni del lungo centravanti bianconero e con passo notevole lo va a prendere alto. Imperdonabile tuttavia la leggerezza che innesca l’azione del pareggio.
Mazzocchi: 5
Conte ne sfrutta le attitudini, usandolo come laterale bloccato, a compensare gli strappi di Neres. Dovrebbe garantire adeguata copertura sia al brasiliano, che nello stringere la diagonale, specialmente quando l’Udinese sviluppa sul lato opposto. Evitando così di farsi “portare a spasso” per tutto il campo da Atta. Avrà pure un gran cuore, ma gestire il pallone a questi livelli con quei piedi modesti lo rende impresentabile. Da brividi il disimpegno in occasione del pareggio.
Anguissa: 5,5
Svaria in lungo e in largo, con grande libertà, a caccia della riaggressione oppure nel pressing alto su Karlstrom. Un avversario attento, intenso e mai pigro: tutte caratteristiche che lo hanno reso un marcatore tentacolare, sottraendo al contempo sicurezza al camerunese. Che a tratti comunque riusciva a esplorare assistenze verticali o diagonali per far arrivare velocemente la palla sulla destra, rifornendo Politano o Di Lorenzo, ma senza la consueta velocità di tocco e pensiero. Del principale acceleratore del gioco partenopeo, alla lunga, si sono smarrite le tracce.
(dal 70’ Raspadori: s.v.)
Difficile non appiccicargli addosso l’etichetta di incompiuto. Ma l’ambiguità nel ruolo ne sancisce l’inutilità in questo Napoli. Una conseguenza delle sue caratteristiche: Jack è spendibile esclusivamente da seconda punta pura. Un ruolo non previsto nell’attuale sistema posizionale implementato da Conte. Se non nei momenti di estrema difficoltà. Come stasera, quando la mossa della disperazione è stata ridisegnare coi cambi un improduttivo 4-4-2. Peccato che forza nelle gambe e lucidità di pensiero avessero già preso la via dello spogliatoio.
Lobotka: 5,5
Da qualche settimana appare in difficoltà, come se soffrisse delle scelte tattiche operate dagli allenatori avversari, che cercano puntualmente di schermarlo. Anche oggi, causa la densità centrale edificata da Runjaic, lo slovacco ha dovuto abbassarsi tra i centrali per trovare un contesto adatto a produrre gioco. In quella porzione di campo sembrava in grado di poter affrontare in modo veramente efficace la pressione, garantendosi spazio e di conseguenza una maggior varietà nella costruzione. Però imbucare che quelle maglie strettissime diventava davvero arduo.
(dal 80’ Gimour: s.v.)
A un certo punto il glicogeno nelle gambe di Lobotka è finito, ma pretendere dallo scozzese di trovare spazi là dove l’Udinese ormai aveva eretto muri invalicabili era pressoché impossibile.
McTominay: 6,5
Aiuta Lobotka nel palleggio quando il pivote costruisce, migliorando la capacità di uscire dalla prima pressione senza doversi appoggiarsi necessariamente sugli esterni. Però nell’arco di pochi possessi lo ritrovi a occupare il mezzo spazio. Là i suoi movimenti sovraccaricavano la zona alle spalle di Lovric, costretto a una scelta e perciò titubante: assorbire lo scozzese o lasciarlo ai compagni in retroguardia? D’altronde, le gambe dello scozzese sono tra le migliori del campionato, visto i chilometri che macinando ogni settimana. E anche la testa funziona a meraviglia, nel tentativo di sorreggere una barca in balia della lucidità smarrita. Nonché, per realizzare il gol del vantaggio.
Politano: 6
Cruciale per il Napoli appoggiarsi alle sue corse, che accende col classico movimento prima a venire incontro e poi scattando in avanti per sottrarsi alla marcatura di Kamara. A quel punto, diventa utile in tanti modi: sovraccaricare la fascia, pungendo in profondità oppure tagliando il campo. Sempre in virtù di affilati uno contro uno. Cala notevolmente alla distanza.
(dal 70’ Ngonge: s.v.)
Insulso giocoliere, a tratti irritante, se non addirittura inutile. Avrebbe dovuto dare la massima ampiezza schierato a piede invertito, farsela scaricare e dopo puntare l’avversario, facendolo collassare all’indietro. Nulla di tutto questo. Poi si lamenta del perché il tecnico gli dia pochissima considerazione.
Lukaku: 5
Assume la postura ideale per ricevere i passaggi che arrivano in diagonale dai terzini. Conte insiste su questo pattern di gioco. Ma le poche volte che Big Rom viene attivato in maniera diretta, non vince un duello con Bijol o Solet: dà sempre la sensazione di non potercela fare, a difendere il pallone. A quel punto, favorire lo sviluppo della manovra sulle catene laterali si complica maledettamente. D’altronde se non ti assumi dei rischi, al netto di qualche spallata, ti trasformi in una palla al piede.
(dal 70’ Simeone: s.v.)
Il compito principale de El Cholito è rincorrere tutti, spendersi in un pressing anche solitario e dunque un po’ sterile. La squadra, stanca e forse pure sfiduciata, non volendosi prendere rischi, lo supporta male, sviluppando un possesso orizzontale piuttosto che invitarlo alla verticalità.
Neres: 5
Ci si aspettava di vederlo sfoderare la solita giocata – sterzate per liberarsi dell’avversario -, per andare via a Kristensen. Purtroppo ne ha eluso la rigida marcatura a uomo, forzando anche situazioni di isolamento, solo un paio di volte. Quando è riuscito prima a rallentare, quindi accelerare tranquillamente. Allora, ha creato superiorità numerica. Troppo poco. Dopo un paio di prestazioni “solo” sufficienti, oggi ha palesato una certa propensione all’insufficienza.
(dal 86’ Okafor: s.v.)
Immaginare che potesse togliere subito dagli impacci il Napoli era oggettivamente complicato. Presto per giudicarlo, però da un paio di cosette sembra che il giudizio su di lui vada secondo i piani della critica: decisamente appesantito r fuori condizione, con una panza sospetta, ci vorrà del tempo affinché possa avere qualche utilità.
Allenatore Conte: 5
Evidente che in settimana avesse preparato una specifica strategia, risultata tuttavia assai insufficiente: palleggiare dietro e verticalizzare su Lukaku o Neres non ha determinato giocate funzionali a creare spazi per gli inserimenti delle mezzali, oppure per aggredire la profondità con le solite sovrapposizioni di Di Lorenzo. Appare evidente che la squadra oggi avesse poche idee, frutto probabilmente di una stanchezza che comincia a emergere con preoccupante puntualità. E pensare che a metterlo nei guai ha provveduto proprio la mancanza di lucidità e concentrazione nella cosa che gli riesce meglio: la gestione della fase difensiva.
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