Napoli, troppo poco Okafor: non vale Kvara. Ma il vero rinforzo è Neres titolare!

Il tempo è sempre galantuomo, anche nel calcio. Perciò soltanto tra qualche settimana potremo affermare senza paura di essere smentiti se al mercato di gennaio il Napoli sia riuscito effettivamente a rinforzarsi. Al momento, con l’arrivo in extremis di un mero esodato dal Milan, sembra che le quotazioni degli azzurri in ottica scudetto siano calate inesorabilmente. Ovviamente, non va trascurato un piccolo particolare: i partenopei non avevano alcuna necessità di fare la rivoluzione. Magari Okafor rappresenta una bocciatura rispetto ai nomi altisonanti annotati nell’agenda di Manna. E’ pur vero che il diesse non andava a caccia di un innesto in grado di cambiare l’undici titolare. Invece, serviva chi tappasse numericamente una falla nell’organico.
In questo scenario, non prendere il nome di grido per rimpolpare l’attacco, come immaginato per un mese abbondante, bensì l’esubero rossonero, equivale ad aggiungere un’alternativa alla rosa di Conte. Non certo un top player. Bisogna riconoscere a De Laurentiis di avere avuto un bel coraggio nel rinunciare a qualsiasi investimento importante, con la squadra in vetta alla classifica. Sperando che il presidente non si sia fatto ingannare dalla posizione privilegiata conquistata comunque con una rosa potenzialmente inferiore a quella dell’Inter. Forse valeva la pena fare uno sforzo maggiore, piuttosto che lasciarsi ingolosire dai 75 milioni di petrodollari con cui i parigini hanno riempito le casse del club.
Soluzione interna per Conte

Allora, appare evidente che Okafor sia stato preso per coprire lo spazio lasciato in panchina da Neres, scalato di un posto nelle gerarchie dell’allenatore. Trasformando fragorosamente il suo status: da precario a intoccabile. Insomma, a sostituire Kvaratskhelia ha già provveduto internamente l’Uomo del Salento, abile a trovare una formula orientata alla sopravvivenza in virtù dell’impatto devastante avuto dall’esterno brasiliano da quando gli è stato aumentato drasticamente il minutaggio. Ci sono due considerazioni che vale la pena approfondire parlando della nuova centralità acquisita dal numero sette nel gioco del Napoli.
Una dominanza che va ricercata nella superiorità tecnica palesata nei confronti del marcatore diretto. Spesso seminato attraverso velocità ipercinetica abbinata a dribbling imprevedibili. In situazione di uno contro uno combina tutti i trucchi possibili a mandare in tilt le difese avversarie. Sostanzialmente incapaci di approntare le giuste contromisure per disinnescarne l’istinto naturale a strappare in conduzione e rompere i tentativi di raddoppio. Chiaro che non è solamente una questione stilistica. Perché Neres diventa assai impattante pure grazie all’efficacia tattica. Ormai ha assorbito la filosofia tipicamente contiana, per cui, al fine di assicurare solidità ed equilibrio in entrambe le fasi, si spende con regolarità nelle corse in ripiegamento, funzionali poi a realizzare lunghe diagonali di copertura.

Infine, va rimarcata la connessione innescata con Lukaku. Notevolmente a suo agio con un esterno offensivo che si apre alla massima ampiezza, lasciando che Big Rom al centro dell’attacco possa lavorare di sponda con le mezzali. Lo scambio sul breve, quella proverbiale associazione con Anguissa o McTominay, determina la classica giocata “palla vanti, indietro e dentro”. A stimolare proprio i movimenti nello spazio dell’ex Ajax e Benfica, bravo ad occupare la zona alle spalle della linea difensiva altrui. Se basterà per rimanere in testa fino al termine del campionato, lo scopriremo solo vivendo.
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