Ventidue anni fa Torino e l’Italia dicevano addio a Gianni Agnelli

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Il 24 gennaio 2003, il mondo intero, ma soprattutto Torino, si fermò. Gianni Agnelli, l’Avvocato che aveva segnato oltre mezzo secolo di storia economica, sportiva e culturale, ci lasciava.
La sua morte giunse dopo anni di sofferenza, segnata dal dolore profondo per la tragica perdita del figlio Edoardo, un lutto che ha segnato profondamente la sua vita e che nessuno, nemmeno i più stretti membri della famiglia Agnelli, riuscì mai a comprendere appieno.
La reazione dei torinesi fu imponente e carica di rispetto. Migliaia di persone si radunarono al Lingotto, sede storica della Fiat, per porgere l’ultimo saluto a colui che aveva trasformato Torino in una capitale industriale e sportiva. La sua figura, sempre impeccabile, carismatica e un po’ distante, lasciava un’impronta indelebile.
LA VITA NEL SEGNO DELLA FIAT E DELLA JUVENTUS
Figlio di Edoardo Agnelli e Virginia Bourbon del Monte, Gianni nacque nel 1921 e, nonostante il titolo di “Avvocato”, non esercitò mai la professione. Dopo aver lavorato al fianco di Vittorio Valletta, Agnelli divenne il leader indiscusso della Fiat, che, sotto la sua guida, non solo divenne un gigante dell’industria automobilistica, ma un emblema dell’Italia nel mondo. Nonostante le sue scelte spesso criticate, come il controverso accordo con Gheddafi negli anni Settanta, e la sua connessione indissolubile con la Juventus, Agnelli rimase sempre una figura che suscitava ammirazione e riverenza, anche tra i detrattori. Non solo per la sua lunga presidenza alla Fiat, ma anche per il suo ruolo centrale nella politica, nello sport, nella cultura e, in particolare, nella Juventus, il club che ha amato, la sua ‘squadra del cuore’ che ha fatto diventare uno dei simboli del paese.
Si seppe che lo aveva colpito la malattia (la stessa che aveva portato via prematuramente il nipote prediletto ‘Giovannino’) pochi mesi dopo lo scudetto vinto dai bianconeri con una entusiasmante rimonta ai danni dell’Inter il 5 maggio 2002.
“Solo leggere la lettera J mi emoziona, perché subito penso alla Juve“, ha raccontato piú volte l’Avvocato e non c’è nessuno oggi che, pensando o nominando la Juventus non ricordi Gianni Agnelli.
Da allora molte cose sono cambiate e oggi, a più di vent’anni dalla sua morte, la domanda è inevitabile: cosa avrebbe pensato Gianni Agnelli di Stellantis e della Juventus?

Giornalista pubblicista.
Appassionata di calcio a 360º