15 Marzo 2025

Seba Esposito, sulla strada del Napoli c’è un predestinato. Come i suoi fratelli

Seba Esposito, sulla strada del Napoli c’è un predestinato. Come i suoi fratelli

Fare un confronto tra giocatori molto diversi tra loro è sempre complicato. Specialmente se non occupano lo stesso ruolo. Nel caso della famiglia Esposito, tuttavia, Madre Natura ha veramente esagerato, poiché ha messo a disposizione di ciascuno dei tre un talento smisurato. Condizione necessaria per accedere stabilmente nel calcio d’élite. La genetica, dunque, pare davvero averne arricchito il dna in egual misura di doti superiori alla media. Facilitandone così lo sbarco nel professionismo di alto livello.

Tanto per cominciare, i fratelli Esposito sono figli d’arte. Chissà cosa pensa il papà Agostino, ex calciatore delle Juve Stabia, ogni qual volta guarda verso il campo e incrocia gli occhi con ciascuno dei figli, assaporando il dolce ricordo di un trasferimento da Castellammare a Brescia, nel 2010.

Nella città della “Leonessa” ci sono andati tutti perché “le Rondinelle” avevano deciso di tesserare Salvatore. Ma come capita nelle storie che vale la pena raccontare, hanno preso anche Sebastiano. Quindi scoprono Francesco Pio. Il Brescia è la prima squadra in cui giocano. Poi “emigrano” nel settore giovanile dell’Inter. Il trampolino di lancio che in tempi diversi spalanca loro le porte del professionismo. A Interello l’idea della predestinazione inizia a prendere concretamente forma.

Salvatore il metronomo

Salvatore è il maggiore dei fratelli (classe 2000), classico metodista con visione e precisione nel tocco. Gli basta alzare la testa e con una rapida occhiata pesca il compagno meglio piazzato. Forse non è troppo rapido. Nondimeno, legge il gioco come un veterano. Accarezza l’attrezzo come un tanguero la sua ballerina. E lascia percepire che quanto fatto in Serie B sia appena la punta dell’iceberg. Tra i cadetti è già un Top Player, grazie alle tantissime presenze accumulate tra Chievo, Spal e Spezia.

Una puntatina in A con i liguri e il Mondiale Under 20 disputato in Polonia nel 2019 da assoluto protagonista con l’Italia. Prima di prendere le redini dell’Under 21 nel biennio successivo. Sarà interessante scoprire dove potrà arrivare questo prospetto di pivote nostrano che piace agli addetti ai lavori. Perché è uno dei pochissimi che cerca la soluzione semplice in una zona di campo dove le forzature non sono ammissibili.

Sebastiano attaccante genialoide

Sebastiano, due anni più piccolo (è nato nel 2002) ha vissuto calcisticamente nel segno della precocità. Spalletti lo fa debuttare nemmeno diciasettenne con la maglia dell’Inter in Europa League. L’anno dopo, con Conte in panchina, è il turno di assaggiare Champions e Serie A. Iconico il gesto di altruismo di Lukaku, che gli lascia calciare un rigore nel successo contro il Genoa per il suo primo gol nella massima categoria. Seba è l’archetipo dell’offensive player per antonomasia. Capace di determinare a ridosso dell’area, e anche qualche metro più su. Nello stretto e magari con l’avversario addosso che gli ostruisce la via verso la porta, non affretta mai la giocata per paura di una eventuale stecca ai limiti del criminale. Al contrario, legge il posizionamento dei difensori e dopo sceglie, se puntare o rifinire, grazie a piedi educatissimi e cervello genialoide.

Dopo gli exploit iniziali Sebastiano ha faticato nel trovare la sua dimensione ideale, andandosene un po’ in giro per prestiti. Talune decisioni esotiche, tipo Basilea o Anderlecht, ne hanno frenato la definitiva esplosione. L’Empoli, consapevole delle sue qualità gli ha dato una occasione. Lui ha fiutato quanto sia intrigante l’opportunità e la sta cogliendo al volo. Del resto, i toscani gli offrono la chance di completare finalmente il processo di crescita all’interno di un progetto dove i giovani di qualità possono ambire a diventare protagonisti. Finora D’Aversa gli ha concesso di esprimere liberamente tutta la sua personalità, esaltando quella sfacciataggine nel pretendere le ricezioni sulla trequarti, con cui attrae la palla alla stregua della forza di gravità.

Francesco Pio centravanti atipico

Francesco Pio (classe 2000) sembra il prototipo del centravanti moderno. Fisicamente ricorda quei pivot della NBA, che si piazzano in post, spalle al canestro, e non li smuovi nemmeno a cannonate. Peccato che poi tocchi il pallone, ed esprima abilità tecniche sfavillanti. I primi assaggi di Serie B con lo Spezia alimentano questo piacevole presentimento. Senza trascurare un piccolo particolare: è bravissimo nello smarcarsi in area di rigore con movimenti fulminei, fiondandosi in anticipo sui difensori o sfilandogli alle spalle. La sorpresa generale per l’impatto sulla cadetteria si stanno progressivamente trasformando in abitudine nell’Under 21 di Carmine Nunziata. Dove lo stile di gioco espresso da Esposito si incastra perfettamente con le sua peculiarità, decisamente atipiche. Tali da ricordare più una mezzala assai qualitativa, che un attaccante puro.  

Insomma, i fratelli Esposito stanno provando a spostare il concetto di eccellenza, veicolando la sensazione di avere intorno l’aura dei predestinati. Per questo motivo, dovremmo celebrarli un pochino di più.

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