Con gli anticipi di ieri è ricominciata la Serie A. I pronostici della vigilia, nonché le previsioni degli scommettitori e le quote dei bookmaker, sembrano già non avere dubbi. L’Inter è la principale candidata per ripetersi: i campioni in carica restano in pole position per vincere un altro scudetto. Perché hanno pochissime certezze e (quasi…) nessun dubbio. Inzaghi ha arricchito l’organico, aggiungendo ai titolari un paio di pedine (Taremi e Zielinski) capaci di garantire qualità uscendo dalla panchina. Così da allungare le rotazioni e assicurare una migliore distribuzione del minutaggio.
Prima inseguitrice, col ruolo di principale antagonista dei nerazzurri, la Juventus. Molto passerà dalle idee di Thiago Motta. Mal’epurazione ordinata dal nuovo tecnico, condivisa ovviamente dalla società, ha permesso ai bianconeri di mettere subito le cose in chiaro all’interno dello spogliatoio. Un passo indietro, il Milan. Che ha lavorato per riempire gli slot che mancavano in organico, prendendo subito il centrale fisicamente dominante (Pavlovic), un frangiflutti davanti alla difesa (Fofana), ed il centravanti di caratura internazionale (Morata). Più staccate, il Napoli favorito dalla settimana-tipo, senza impegni europei, tallonato dall’Atalanta e le due romane.
Ma all’ombra del Vesuvio, dopo il fallimentare decimo posto della scorsa stagione, appaiono maggiormente realisti. E inseguono un posto tra le Fab Four, piuttosto che alimentare sogni di gloria. Consapevoli che la qualificazione strappata ai rigori col Modena deve rappresentare un monito. La rosa è incompleta. Gli azzurri sono un cantiere, col cartello “lavori in corso” in bella vista, almeno fino a quando il mercato non chiuderà definitivamente i battenti. Nondimeno, la scelta di Antonio Conte rimane una garanzia. Altro che salto nel vuoto. E non affievolisce l’ottimismo generato a pioggia nell’ambiente partenopeo con la firma dell’allenatore salentino. Solo intaccato, quindi, l’entusiasmo da una serata di Coppa Italia decisamente in chiaroscuro.
Conte cerca alternative
Conte partirà da un presupposto, per rilanciare le ambizioni del Napoli. Quello glamour, che due anni fa impressionò tutti gli appassionati, italiani ed europei, non esiste più. Stucchevole, dunque, continuare a immaginare che il suo lavoro sia funzionale a trarre ispirazione dal quel (irripetibile…) gruppo egemone, ricreando gioco e principi.
Questo non vuol dire che dovremo accontentarci di gare decadenti. In effetti, gli azzurri finora hanno mandato segnali di vivacità, seppur interlocutori. Che suggeriscono di mettersi definitivamente alle spalle il post tricolore. Proprio il modo in cui è stata gestita quella storica vittoria, in un certo senso, ha decretato il momento a dir poco complicato che vive adesso la squadra. Perennemente a caccia di sé stessa. O meglio, del calcio gradito al nuovo tecnico. Che sta percorrendo una strada diversa, strutturando il Napoli sì su concetti radicati. Da questo punto di vista, qualità e intensità, non vengono accantonati, esplorando tuttavia soluzioni alternative.
Allora, in attesa che si sblocchi il mercato, Conte lavora su concetti ben definiti. La base di partenza è la tecnica. Paradossalmente, un compito facile, se ispirato da esterni ipercinetici del calibro di Kvaratskhelia e Politano. In attesa di perfezionare l’acquisto di David Neres. Gente, cioè, abile nel saltare l’uomo sulla trequarti, creando superiorità numerica alle spalle della prima punta.
Eccolo il ruolo fondamentale finora scoperto. Che rimarrà tale fino a quando non si trova un compratore per il brand da 130 milioni di euro. Al momento, impegnato ad andarsene in giro per locali notturni.
Pragmatismo e non piagnisteo
Per vedere davvero se il lavoro – termine ormai abusato in questi giorni dalle parti di Castelvolturno, anche alla vigilia di Verona -, possa poi trasformarsi in qualcosa di più ambizioso e gratificante, bisognerà aspettare le prossime mosse della direzione sportiva. Spesso nelle sessioni di mercato estive è capitato che gli ultimi acquisti, quelli magari in grado di spostare veramente gli equilibri, si formalizzassero a fine agosto. Ma rimanendo in tema lavoro, evidente che quello di Manna sia in notevole ritardo. Una miniera di contraddizioni, insomma, che supera la peggiore delle previsioni.
Nel frattempo, come ampiamente testimoniato in conferenza stampa, l’allenatore ha smesso di abbozzare. La sua non è insofferenza, sia ben inteso. Bensì semplice realpolitik!
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