L’italia di Spalletti è uscita con le ossa rotte da Euro 2024. La Svizzera ha dominato la gara in lungo e in largo, strameritando la qualificazione ai quarti. L’agonia è finita ieri ed è stata solo prolungata a seguito della fortunosa qualificazione agli ottavi. Il movimento calcistico italiano è in crisi da anni. Nel 2014 i dirigenti si sono dimessi immediatamente dopo l’uscita nel girone. Gravina e compari sono ancora saldi sulle rispettive poltrone.

Il fu Tavecchio scelse Ventura nel post Conte. Il CT piemontese riuscì nell’impresa di far saltare il Mondiale agli Azzurri. Mancini è stato lodevole nel ricostruire il gruppo e dare solidità alla nazionale. Ci eravamo illusi che il mancato approdo al Mondiale 2018 fosse un incidente di percorso. Dopo il trionfo a Euro 2021 siamo caduti nuovamente nell’abisso. Altro Mondiale saltato, non solo per episodi ma per sufficienza di CT e gruppo.

L’ingaggio di Spalletti, che aveva dominato la Serie A con il Napoli, era stato accolto con giubilo e voluttà dalla critica e non solo. L’Italia del tecnico di Certaldo non ha mai convinto tra amichevoli e qualificazioni. Abbiamo rischiato un nuovo spareggio, considerando che nella gara in terra teutonica contro l’Ucraina è stato negato un rigore netto nel finale ai nostri avversari. Le amichevoli di preparazione sono state scialbe e deludenti. Alla rassegna continentale abbiamo convinto forse per 30 minuti contro l’Albania. La Spagna ci ha dato una lezione di calcio e l’1-0 è un risultato del tutto bugiardo.

Spalletti è un tecnico da campo, come lo è Sarri. Sono allenatori che hanno bisogno di un humus favorevole per poter incidere da subito. Il Napoli di Benitez non era bellissimo da vedere ma possedeva ottimi calciatori. Ad essi si aggiunse un leader del centrocampo come Allan, tra gli altri. Il Napoli di Gattuso veniva da un campionato con 77 punti, nonostante il serio infortunio a Osimhen e alcune coincidenze sfortunate. Ergo, si erano già manifestate le condizioni affinché Spalletti potesse portare avanti il proprio gioco. Stesso dicasi per la Roma di Garcia, che vantava una rosa, se non da scudetto, quantomeno in grado di poter superare gli 80 punti.

La Nazionale lasciata da Mancini non è quella del 2021. Abbiamo perso alcuni big per sopraggiunti limiti di età, altri hanno avuto infortuni gravissimi e altri ancora sono in difficoltà da tempo. Il nuovo che avanza ha proposto poco. Inzaghi ha svolto un ottimo lavoro sugli italiani. Barella, Dimarco e Bastoni sono cresciuti ulteriormente. Calafiori è stata una delle felici intuizioni di Spalletti. In Italia i giovani ci sarebbero pure, ma non tutti hanno il coraggio di lanciarli.

Purtroppo vige la mentalità vetusta di puntare sul gruppo consolidato. Gli esterni sono stati deficitari ma Spalletti ha lasciato a casa Ruggeri e Zappacosta, protagonisti straordinari in Europa con l’Atalanta. Lo stesso Scamacca con la Dea è stato positivo sia in campionato che in Europa League. Lo stesso Spalletti non ha tuttavia seguito una linea coerente. Basti pensare ai cambi di modulo agli Europei, ma cambiando l’ordine dei fattori il prodotto è stato il medesimo. Incoerenza esemplificata nella convocazione di Fagioli. Anzi, nel posto da titolare assegnato a quest’ultimo, a scapito di Jorginho.

Inoltre la preparazione fisica è stata orrenda, ma la colpa è da imputare al preparatore. Altri calciatori di Serie A (vedasi quelli della Svizzera) stanno volando. I nostri camminano. Così come camminava Jorginho, titolare spessissimo nell’Arsenal che ha conteso la Premier ai Citizens. Palese che sia Spalletti sia il suo staff siano abituati a una gestione da club. Il salto in nazionale non è stato felice, almeno per adesso. Nel 1994 Sacchi si rese conto che una gestione in stile club non era praticabile e cambiò registro in corso d’opera.

Spalletti ha fatto un miracolo a Napoli? Il miracolo non è stato vincere uno scudetto in sé ma farlo dominando il girone d’andata e chiudendo con 90 punti. I detrattori del tecnico di Certaldo sostengono che quel Napoli ha beneficiato di una preparazione particolare del fatto che altre squadre avevano un numero decisamente maggiore di calciatori al Mondiale. A superare i 74 punti della Lazio seconda ci sarebbe riuscito anche un Italiano, un De Zerbi, un Palladino, etc. Quel Napoli aveva una base di assoluto valore, come quella Roma. Due società che avevano lavorato a regola d’arte negli ultimi anni. Roma di Spalletti e Napoli di Sarri si erano però ritrovati di fronte una super Juve.

Fermo restando i problemi atavici di un movimento rimasto indietro, da un lato, e snaturatosi nel peggiore dei modi dall’altro lato, l’Italia di Spalletti non aveva una rosa inferiore alla Svizzera. La squadra era scarica, disunita, abulica. Dubitiamo fortemente che il tecnico abbia impartito ai calciatori queste istruzioni. Il calcio dipende da contingenze varie. Un gruppo viene cementato a seguito di sussulti d’orgoglio, voglia di rivalsa, affinità, e tanti altri aspetti. Poi c’è la mano del tecnico.

Spalletti è un tecnico da club. Se continuerà alla guida dell’Italia, spetterà a lui apportare i giusti correttivi. D’altronde un percorso triennale sarebbe la cartina tornasole dell’operato e delle scelte del CT. Fermo restando le contingenze negative e l’atteggiamento dei calciatori, ecco, in definitiva, cosa va imputato a Spalletti:

  • Perché insistere con un Di Lorenzo in crisi da tempo?
  • Perché aver portato Fagioli che era fuori per “ludopatia” e avergli consegnato una maglia da titolare nella gara decisiva?
  • Perché aver puntato su Mancini nella gara decisiva e non su un Buongiorno che aveva disputato con buoni risultati diverse gare nell’ultimo anno?
  • Perché, nel nome di un non meglio precisato spirito di gruppo, non ha invece convocato i due esterni dell’Atalanta? Con Fagioli l’atteggiamento è stato opposto.
  • Perché non aver puntato in maniera coerente su un modulo (o due) consolidati ma aver cambiato in corso d’opera in maniera così raffazzonata?
  • Perché non aver apportato correttivi tattici alle problematiche legate alle imbarazzanti transizioni offensive e difensive?
  • Perché l’Italia non ha fatto vedere alcuno schema degno di tal nome?
  • Perché gli stessi calciatori grintosi con i club sembravano abulici e disinteressati in queste gare in nazionale? Dov’è finito l’animus pugnandi costantemente esibito in panchina dal tecnico di Certaldo?