C’è un’atmosfera decisamente positiva nel ritiro della Svizzera. E c’entra poco la logistica da favola del ritiro di Stoccarda. Il distretto di Degerloch, a sud del centro cittadino, è completamente immerso nel verde, lontano da qualsiasi distrazione mondana. Ideale, dunque per preparare la sfida contro l’Italia. L’ingresso nella fase a eliminazione diretta, inizialmente considerato alla stregua di un obiettivo minimo, per com’è maturato, cioè mettendo in grandissima difficoltà la favorita Germania, sembra aver ingolosito gli elvetici. Consapevoli di quanto sia propizia l’occasione per agguantare nuovamente i quarti. Raggiunti una sola volta negli ultimi vent’anni, nonostante la presenza costante a Mondiali ed Europei dal 2004 ad oggi.

Allora, i rossocrociati vogliono ripetere l’impresa di tre anni fa, quando batterono la Francia ai rigori in una delle partite maggiormente iconiche nella storia della rassegna continentale. Sabato a Berlino, quindi, gli uomini di Murat Yakin sono convinti di potersela giocare ad armi pari con gli Azzurri, nient’affatto equilibrarti al cospetto della Croazia. Un affanno che veicola un senso di fiducia nel commissario tecnico degli svizzeri. Certo che alla sua squadra non manchino le competenze tattiche e l’intensità atletica per colmare il gap con i Campioni d’Europa in carica. Che, dal canto loro, anche in virtù di un percorso apparentemente più semplice, con le principali favorite dall’altro lato del tabellone, vogliono provare a diventare la mina vagante del torneo.

La probabile formazione

La Svizzera punta in primis su un portiere affidabilissimo: Yann Sommer. Inoltre, è una squadra solida, ben organizzata, che cerca sempre di massimizzare i suoi punti di forza, predisponendo un piano gara che si incastri perfettamente con l’avversario di turno. Così da tentare di minimizzare le principali caratteristiche della controparte. Uno scenario che passa necessariamente attraverso una grande duttilità strategica, che consente poi di adattare il modulo alle esigenze. In effetti, lo schieramento è talmente fluido, da oscillare tra un classico 3-5-2 e la naturale accezione propositiva. Quel 3-4-2-1 tanto in voga in questa prima fase degli Europei.

In ogni caso, restano i princìpi della difesa a tre. Con la presenza di un centrale in più, che permette di proteggere meglio lo spazio alle spalle della linea. Specialmente se a comandare le operazioni provvede Akanji, chiamato a garantire copertura ai compagni di reparto con proverbiale velocità. Che compensa la macchinosità di chi agisce sul centrodestra (Schär), in difficoltà se deve correre all’indietro per annullare la profondità. Sul versante opposto, i piedi educati di Ricardo Rodríguez permettono di avere una buona qualità in costruzione dal basso.

A tutta fascia si muove Ndoye del Bologna, a sinistra. Invece, la squalifica di Widmer (ex Udinese) priverà Yakin del laterale destro titolare. Al suo posto dovrebbe giocare Rieder. In mediana, sicuri del posto, Xhaka e Freuler. Sulla trequarti si piazzano Aebischer e Vargas, che occupano i corridoi intermedi. Con Embolo unico riferimento in attacco.

I punti di forza

I punti di forza di un simile contesto sono chiari. Nonostante Akanji freni le sue uscite, conscio che la nazionale è lontanissima dal Manchester City di Guardiola, dove sta contribuendo a riscrivere le competenze del difensore centrale nel calcio moderno, la sua tecnica sarà imprescindibile. L’arma con cui gli elvetici proveranno a creare superiorità numerica in fase di costruzione, utilizzandolo come riferimento per produrre un gioco ordinato. Spetterà a lui, infatti, trasmettere il pallone in maniera pulita sugli esterni. Dove i laterali garantiscono l’ampiezza. Gli altri, all’interno del campo, saturano i corridoi verticali.

La Svizzera determinare la risalita dal basso con il 3+1. Con Xhaka che accorcia vicino ai difensori per farsi scaricare il primo tocco. Altrimenti, se l’idea è stimolare gli avversari a lasciarsi ingolosire dalla palla, al centrocampista del Bayer Leverkusen si associa Freuler. Consolidando il possesso grazie al 3+2. A quel punto, il pivote di origini kosovare diventa cruciale per far progredire l’attrezzo, lavorando sia sul breve, che lanciando a lunga distanza. Lo sviluppo successivo prevede di andare sugli esterni con i “quinti”, costantemente ligi nell’accompagnare le transizioni. Oppure stimolare le mezzali nello spazio alle spalle dei centrocampisti avversari. Avvalendosi della collaborazione di Embolo, che viene incontro per offrire una ulteriore traccia di passaggio.

Proprio l’efficienza offensiva potrebbe togliere un po’ il sonno a Yakin. Perché l’attaccante del Monaco è rientrato da un infortunio al crociato, che ne ha penalizzato la stagione in Ligue1, solamente a fine aprile. Mentre lo scarso minutaggio nel Milan ha messo ai margini delle rotazioni Okafor, che sperava di giocare con continuità agli Europei. Talvolta Embolo e Vargas si scambiano la posizione, con il “dominicano” dell’Augusta a interpretare il ruolo di falso nueve. Improbabile che contro l’Italia il c.t. svizzero propenda per una soluzione di stampo tradizionale, affidandosi a Amdouni. Centroboa del Burnley, abile nel destreggiarsi spalle alla porta. Ma reduce da una retrocessione, condita dalla miseria di 5 gol in Premier League.

Shaqiri e la densità centrale

La Svizzera è una squadra quadrata, dall’approccio assai dinamico. Nondimeno, mantiene in rosa un offensive player sicuramente fuori dagli schemi, a tratti veramente geniale: Xherdan Shaqiri. Due stagioni orsono ha abbandonato il Vecchio Continente per trasferirsi in MLS, ai Chicago Fire. Un pò scelta di vita, tanto buen retiro, apparentemente in grado di estrometterlo dalle preferenze di Yakin. Che nel momento del bisogno, però, l’ha richiamato in nazionale, seppur retrocesso nelle gerarchie a cambio di lusso per gli attaccanti.

Insomma, al netto dei trentatré anni, Shaqiri resta una figura (quasi…) mitologica: personaggio carismatico, ammantato di classe cristallina. Che gli permette di risolvere le partite con vezzi intuitivi. Non a caso, contro la Scozia, ha evitato la sconfitta ai suoi con un’eccezionale giocata dall’indiscutibile valore balistico. Quando si è accorto che la palla stava per arrivare sul suo mancino, non ha neanche guardato il piazzamento dell’estremo difensore scozzese. S’è limitato a incrociare l’interno collo, disegnando una traiettoria assassina, che ha terminato la corsa sotto l’incrocio dei pali. Con Gunn inutilmente proteso in tuffo.

Al di là dei colpi individuali, il piano gara di Yakin per disinnescare l’Italia dovrebbe prevedere di “scappare”, se gli Azzurri dovessero riuscire a palleggiare con ritmo e qualità, schierandosi con un 5-4-1 estremamente compatto. Ergo, bloccando gli sbocchi tra le linee in zona di rifinitura attraverso una grande densità centrale. Una Svizzera stretta e corta, che sporca ogni imbucata, asfissiando la Nazionale, obbligandola ad andare sui lati. E accompagnando la manovra azzurra con reattività, per limitare i benefici del cambio campo. Agli uomini di Spalletti servirà una prestazione orientata all’estrema concentrazione, cui associare una prestazione atletica di altissimo livello, se davvero vorranno conquistare i quarti.   

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