mondiale per club

Il mondo del calcio è in subbuglio. Non si tratta dell’ennesimo scandalo finanziario o di una lite tra club rivali, ma di una vera e propria rivolta dei calciatori contro la FIFA, l’organo di governo del calcio mondiale.

La miccia è stata accesa dalla decisione unilaterale della FIFA di adottare un nuovo calendario internazionale, che prevede un aumento del numero di partite e l’introduzione di un nuovo Mondiale per Club nel 2025. Una decisione che ha scatenato l’ira dei sindacati dei calciatori europei, i quali hanno deciso di presentare un ricorso congiunto presso il tribunale del commercio di Bruxelles.

Un calendario insostenibile

Al centro della disputa c’è la preoccupazione per la salute e il benessere dei calciatori. Il nuovo calendario, infatti,andrebbe ad aggravare un problema già esistente: l’eccessivo carico di lavoro a cui sono sottoposti gli atleti professionisti.

“I top player arrivano a disputare fino a 70 partite all’anno, percorrendo più di 90mila chilometri per gli spostamenti”,denuncia Umberto Calcagno, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori (AIC). “È evidente che non si può continuare con questi ritmi”.

La situazione è particolarmente critica per i calciatori che militano nei principali campionati europei, i quali sono già impegnati in un numero elevato di partite tra campionato, coppe nazionali e competizioni internazionali. L’aggiunta di ulteriori impegni, come quelli previsti dal nuovo calendario FIFA, rischia di mettere a dura prova la loro resistenza fisica e mentale, aumentando il rischio di infortuni e burnout.

Una questione di diritti

Ma la battaglia dei calciatori non è solo una questione di salute. Si tratta anche di una questione di diritti. I sindacati contestano alla FIFA di aver violato i diritti degli atleti professionisti, già tutelati dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE e dal diritto della concorrenza dell’UE.

In particolare, viene contestata l’assenza di un adeguato coinvolgimento dei calciatori nella decisione di modificare il calendario internazionale. Una decisione che, secondo i sindacati, avrebbe dovuto essere presa in modo concertato,tenendo conto delle esigenze e delle preoccupazioni degli atleti.

Una sfida epocale

La battaglia legale tra i calciatori europei e la FIFA si preannuncia lunga e complessa. Ma è una sfida epocale, che potrebbe avere importanti ripercussioni sul futuro del calcio.

Se i calciatori dovessero vincere, la FIFA sarebbe costretta a rivedere il suo calendario internazionale, tenendo conto delle esigenze degli atleti. Sarebbe una vittoria storica, che potrebbe aprire la strada a un nuovo modello di governance del calcio, più democratico e partecipativo.

Ma anche se dovessero perdere, la battaglia dei calciatori non sarebbe stata vana. La loro protesta ha portato alla luce un problema reale e urgente: l’eccessivo carico di lavoro a cui sono sottoposti gli atleti professionisti. Un problema che non può più essere ignorato.