Monza-Roma, De Rossi: “Stiamo diventando una famiglia”
Domani, sabato 2 marzo, alle ore 18:00 la Roma di Daniele De Rossi affronterà il Monza all’U-Power Stadium nel match valido per la ventisettesima giornata di Serie A.
Nella gara di andata, disputatasi lo scorso 22 ottobre in occasione dell’ottava giornata di campionato, i giallorossi, all’ora guidati dal tecnico portoghese Josè Mourinho, hanno battuto i brianzoli davanti al pubblico dell’Olimpico con un gol di El Shaarawy al 90′.
Reduce dalla vittoria casalinga contro al Torino nel precedente turno di campionato, ottenuta grazie alla tripletta di Dybala, nella trasferta di domani la Roma cercherà di espugnare lo stadio del Monza per inanellare l’ottavo risultato utile della gestione De Rossi e sperare nel sorpasso sull’Atalanta alla quinta posizione.
Dall’altra parte, invece, la squadra di Palladino sta vivendo un ottimo periodo di forma, ed è reduce da due vittorie consecutive ottenute rispettivamente contro Milan e Salernitana.
In conferenza stampa il tecnico della Roma Daniele De Rossi ha presento la sfida contro il Monza valida per la ventisettesima giornata del campionato di Serie A, come riportato dal Corriere dello Sport.
“Il Monza è una squadra difficile da affrontare, avevo visto la partita d’andata e aveva messo la Roma in grande difficoltà. Sono meno aggressivi del Torino e dell’Atalanta, forse lo faranno contro di noi perché ci hanno visto in sofferenza nel primo tempo contro il Toro. Il gol di Zapata ha fatto sembrare che abbiamo sbagliato in area, forse serve un supporto maggiore ad Angelino… ma poi alla fine nel calcio i cross si subiscono.
Abbiamo qualche dubbio tattico, prepariamo più di una partita, siamo pronti sia se difendono a tre o a quattro. Stimo molto Palladino, ci siamo sentiti anche qualche giorno fa, abbiamo fatto il corso Uefa insieme e sono felice per lui.
Stanno tutti bene tranne Karsdorp che ha un fastidio al ginocchio, niente di grave. E Abraham. Quando hai tanti giocatori bravi metti la formazione che ti fa vincere la partita sapendo che puoi cambiare senza abbassare la qualità. Dybala sta bene, dobbiamo essere contenti della sua condizione, è un discorso psicofisico, oltre che fisico. Ma sono soddisfatto di lui come degli altri.
Cambiamento tattico sulla posizione di Dybala? Ha fatto un gol su rigore, uno da 30 metri e uno con un inserimento dei suoi, non c’è niente di tattico. Lui potrebbe farli anche se giocassimo con il 5-5-0. Lukaku in discussione? Sono tutti in discussione, io per primo. A volte le scelte sono in ottica rendimento, lui è una stella che entra, corre come un matto, fa a spallate con tutti: condizione migliore non esiste. Non è sorprendente che lui entri così, è il suo lavoro, qui non ci sono giocatori che entrano nervosi, non mi piacevano i giocatori così nemmeno quando giocavo. Non sono le mie regole e da questo punto di vista Romelu è il giocatore perfetto.
Cinque centrali di ruolo? Si sentono tutti titolari. Mancini è uno che ha il calcio in testa come Paredes. Con Fonseca ha fatto delle partite eccezionali. Sono contentissimo di lui. È più un discorso tattico, anche Angelino può giocare terzino destro. La soluzione la scegliamo di partita in partita, l’allenatore migliore del mondo fa la finale di Champions con i centrali sulla fascia.
Paredes sta migliorando in quello che gli chiedo, non perdiamo nemmeno tempo a parlare della gestione palla. Un po’ più dritto, verticale e veloce, è intelligentissimo. Lui era un po’ più istintivo mentre un centrocampista deve essere riflessivo, deve fare cose visibili ma anche invisibili. Uno grintoso come ero io va bene ma temporeggiare è troppo importante e lui lo sta capendo alla grande, ha queste furbate nell’uno contro uno da argentino puro, mi piace come sta interpretando il ruolo e mi permetto di dargli qualche consiglio in più.
La Roma è più famiglia di ieri? Non so com’era, mi hanno raccontato ma io cerco di fare il mio lavoro come ho sempre fatto, anche quando ero un capitano o un senatore nello spogliatoio. Il ruolo è diverso, quando sei capitano sei amico di tutti mentre da allenatore qualcuno in panchina ce lo devi mandare. Se non siamo ancora una famiglia, stiamo andando in quella direzione. È quello il modo di vivere la squadra, i calciatori devono essere felici di venire al campo e allenarsi, facendo un lavoro che deve essere perfetto fisicamente e mentalmente. È faticoso però stiamo bene e lo devono sapere che staranno bene perché hanno un allenatore e uno staff che sono amici ma devono venire a fare il loro lavoro.
Aria di smobilitazione? Non la sento. La società ci mette a disposizione la serenità di cui stiamo godendo, i risultati ci danno anche una mano. Se vai nei centri sportivi delle grandi squadre, le società riescono a mettere la squadra nella condizione ideale per scendere in campo senza pensare al resto. Loro sono a disposizione, se alzo il telefono Dan e Ryan Friedkin sono sempre lì per me. Per il resto non è il mio campo e non ho voce in capitolo: la cosa migliore che posso fare è concentrarsi sul campo”.