Mazzarri e l’eterogenesi dei fini

Il Napoli ha esonerato Walter Mazzarri, scegliendo Francesco Calzona come guida tecnica per il prosieguo della stagione. Il bilancio del tecnico livornese è stato horror. Con lui al timone, il Napoli ha ottenuto 4 vittorie, 5 sconfitte e 3 pareggi. Due delle vittorie (contro Salernitana e Verona) sono arrivate solo nel finale. In Champions gli Azzurri hanno perso contro il Real e battuto il Braga in casa. In Coppa Italia il Napoli è stato invece umiliato 4-0 in casa contro il Frosinone.
A Garcia venivano imputate una serie di problematiche, tra cui la scarsa predisposizione a parlare di tattica in conferenza stampa. Al cospetto dei giornalisti Mazzarri ha invece fatto confusione, confondendo non solo gli altri ma anche sé stesso.
Il ricordo positivo lasciato nella sua seconda avventura a Napoli (nella prima era stato assistente di Ulivieri) è stato intaccato fortemente da questi mesi disastrosi. La media punti in campionato è da squadra da parte destra della classifica. Rendimento peggiore rispetto al pur negativo punteggio di Garcia.
Mazzarri è stato coraggioso, incosciente o approfittatore? La risposta non ci sembra difficile: è un professionista, come tanti. Certamente è rimasto legato alla piazza, ma non può essere definito un allenatore tifoso. Fattispecie più unica che rara, come quella dei presidenti tifosi. Uscito dal giro, alla soglia della pensione, l’allenatore di San Vincenzo ha accettato l’ultima occasione della carriera.
Avrebbe avuto poco senso rifiutare un milione netto da novembre a giugno. Il canto del cigno era stato il settimo posto con il Torino. A Cagliari le cose sono andate per il verso sbagliato. Nella migliore delle ipotesi avrebbe portato il Napoli in Champions e vinto magari un trofeo nazionale. Nella peggiore avrebbe intascato il milioncino. E così è stato. Mazzarri ha ritenuto, improvvidamente a conti fatti, di poter essere utile alla causa. Non è stato così.
L’artefice di questa stagione a dir poco deludente è stato il presidente Aurelio De Laurentiis. Nei 16 anni e mezzo di Serie A le stagioni davvero toppate sono state tre barra quattro. Quella attuale è difficilmente rimediabile, ma i conti si fanno alla fine.
A riguardo, viene in mente il concetto di eterogenesi dei fini. Secondo Wilhelm Wundt, teorico di questo concetto:
Le forze della storia sono i motivi psicologici che agiscono nei singoli uomini e nelle comunità umane; e la scienza della storia non è altro che una «psicologia applicata». Ciò rende operante nella storia quello che Wundt chiama principio dell’eterogenesi dei fini: per il quale i fini che la storia realizza non sono quelli che gli individui o le comunità si propongono, ma piuttosto la risultante della combinazione, del rapporto e del contrasto delle volontà e delle condizioni oggettive.
L’eterogenesi dei fini è applicabile a quanto avvenuto nella scorsa stagione ma anche in questa. Lo scorso anno c’era comunione di intenti, il gruppo aveva la giusta fame, l’allenatore era nel suo apogeo, non vi erano imminenti criticità contrattuali e non si sono verificati gravissimi infortuni. A luglio 2022 la piazza non si sarebbe mai aspettata lo scudetto. Si sono verificate determinate contingenze, non ultima l’assenza di una Juve dominante. Per il terzo anno dell’era ADL il Napoli ha superato gli 85 punti. Negli ultimi 10 anni è la seconda squadra per media punti. Ragion per cui parlare di scudetto casuale è del tutto fuori luogo.
Al contempo, sarebbe stato fuori luogo attendersi che il Napoli avrebbe potuto aprire un ciclo vincente ed essere favorito per lo scudetto. Vico affermava, nell’ambito del concetto dell’eterogenesi dei fini, che l’uomo mira sempre al raggiungimento di qualche fine. Fine che, però, secondo Vico può essere disatteso, modificato o del tutto stravolto da contingenze o menti che intervengono. Artefice di ciò, lo scorso anno nel bene, quest’anno nel male, è stato Aurelio De Laurentiis.
Sempre nell’ambito di questo concetto, si inserisce il problema del “ricorso”, dovuti a errori sociali e politici. In ambito calcistico questi errori sono gestionali e dirigenziali. Errori verificatisi ciclicamente nella presidenza De Laurentiis. Eppure il “ricorso” non è definitivo ma di solito l’essere umano impara dalla storia.
Storia dell’era ADL che insegna che il Napoli ha posto rimedio ai suoi errori. La scelta Mazzarri è il classico esempio di ricorso. Da vedere se anche questa volta il presidente rimetterà la squadra in carreggiata per la stagione successiva o continuerà questo vortice negativo.

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione