Dennis Bergkamp, la quintessenza dell’eleganza
Dennis Bergkamp compie oggi 51 anni. Ricordiamo questo campione olandese raccontando gli episodi salienti della sua splendida carriera e i suoi gol più iconici
Dennis Bergkamp possedeva lo stesso sogno innocente di tanti ragazzi. Amava il calcio e lo guardava con grande interesse nella casa di famiglia, spesso sintonizzandosi per vedere le partite del campionato olandese, italiano, tedesco e inglese sul televisore del soggiorno.
Per diventare un calciatore top è necessario un certo allineamento di astri. Naturalmente, è più semplice quando l’aspirante campione ha una connessione naturale con la palla e può manipolarla a suo piacimento con i giusti movimenti e quella spensierata facilità, ma forse l’attributo più importante di tutti è quello della passione ardente. Il giovane Bergkamp a pallone giocava ovunque poteva e tutte le volte che poteva. Il suo sogno era quello di emulare le stelle che passava ore a guardare e i fuoriclasse che avevano vestito la maglia dell’Ajax. Dennis ha coronato il suo sogno, diventando uno dei calciatori più eleganti e belli da vedere che il calcio ci abbia mai regalato.
Bergkamp è un prodotto di De Toekmost
L’Ajax ammirata in Champions League lo scorso anno, che ha strabiliato il mondo con un gioco pazzesco, è frutto di una notevole programmazione tecnico-tattica. Il tutto è frutto di un lavoro stile Ajax anni ’90, non affondano le radici nel grande Ajax o in Arancia Meccanica di Rinus Michels. L’Ajax attuale, come quello degli anni ’90, è un mix di lavoro del settore giovanile e colpi intelligenti sul mercato straniero. A differenza degli anni ’70, non vi è la possibilità di trattenere i grandi talenti. Negli anni ’90 c’era invece quella fase di transizione a seguito della sentenza Bosman.
De Toekomst (“Il Futuro”) è una struttura che conta su 7 campi da calcio e ospita circa 200 giovani calciatori dai 7 ai 19 anni, fanno parte del settore giovanile. Il modulo di riferimento è il 4-3-3 per tutte le squadre giovanili. Nel “De Toekomst”, l’idea di base è di creare un giocatore dotato tecnicamente, adattabile e polivalente. La tecnica di base è, appunto, la priorità, e la squadra deve giocare in maniera offensiva. Un difensore sarà sempre dotato tecnicamente, un esterno aiuterà sempre in fase difensiva, un centrocampista garantirà copertura ma anche tiro. Poi per arrivare a livelli di eccellenza sarà fondamentale il talento.
Il tutto all’insegna dell’idea di “Calcio totale” portata avanti prima da Jack Reynolds e poi sviluppata da Rinus Michels. Si parte da una rete capillare di osservatori, che seguono ragazzini non solo in Olanda ma in tutto il mondo. E poi ogni mese ha luogo la “Giornata del Talento”. Si presentano in tantissimi alle selezioni. Per entrare a far parte in prima squadra la prerogativa è, appunto, il talento. Non conta tanto segnare gol, ma mostrare qualità tecniche.
In più, a contribuire a questo sviluppo dell’Ajax ci sono ex calciatori che hanno fatto la storia dei Lancieri, tra cui ovviamente Dennis Bergkamp, che ha avuto un ruolo attivo.
Classe ed eleganza in campo
Guardare Bergkamp giocare era come vedere un bambino intrappolato nel corpo di un uomo. Lo si osservava attraverso la lente multicolore e giovanile che scorgeva uno stile languido e leggiadro, che sono i top dei top possiedono.
Fuori dall’Emirates campeggia una statua di Dennis Bergkamp intento a fare la cosa che più lo ha reso famoso: controllare un pallone in maniera graziosa. Bergkamp inseguiva quella perfezione idealistica che è il sogno di tutti gli aspiranti campioni. A proposito di perfezione, l’ex fuoriclasse dell’Arsenal ci ha dedicato un capitolo intero nel suo libro: “Deve essere perfetto”: «Bene, ti sei prefissato obiettivi e obiettivi. E, una volta arrivato, vuoi andare avanti e andare oltre. Continui ad alzare l’asticella e quindi niente è mai abbastanza buono. Tu vuoi la perfezione. Scali una montagna e vuoi quella più alta».
Bergkamp è stato un artista in campo, ha dipinto calcio, ma semmai era troppo umile e troppo radicato nell’innocenza naturale del calcio visto troppo come un passatempo fanciullesco per reputarlo, invece, come un qualcosa come l’arte o la poesia. Bergkamp è, ed era, un esteta e un dominatore del gioco a cui giocava, di cui conosceva tutte le combinazioni perfette e, nella sua mente, aveva una visione perfetta dell’intero campo. Giocava a calcio come se stesse guardando il campo dall’alto. Sarà sempre su un altro livello.
I due gol più belli della carriera
Il 4 luglio 1998, nel match dei quarti di finali dei mondiali di Francia ’98 contro l’Argentina, al minuto ’89 Bergkamp riceve palla da un lancio di De Boer, si rende protagonista di un controllo leggiadro e difficilissimo, attende che il pallone tocchi terra e con un altro tocchetto elude Ayala. A quel punto il campione olandese si sposta per coordinarsi e infila uno splendido esterno alle spalle di Roa.
In un’intervista a FourFourTwo, Bergkamp ha poi dichiarato: «è stato come risolvere un puzzle. Ho sempre avuto una foto nella mia testa su come sarebbero andate le cose due o tre secondi dopo. Avrei potuto calcolarle. C’è un grandissimo piacere nel fare qualcosa che qualcun altro non può prevedere».
Il 2 marzo 2002, Dennis Bergkamp ha realizzato uno dei gol più belli della sua carriera.
Nel match tra Arsenal e Newcastle il fuoriclasse olandese si rese protagonista di un dribbling pazzesco ai danni del malcapitato Dabizas, superandolo con una giocata in cui ha sfidato le leggi della fisica.
Fantastica piroetta in un fazzoletto per liberarsi sfidando le leggi della fisica. Il passaggio di Pires era illuminante, ma come dichiarato da Bergkamp, il pallone gli era arrivato un po’ troppo dietro. Il numero 10 dei Gunners ha quindi dovuto controllare con il sinistro, per poi muovere il corpo e farlo passare davanti al difensore, mettendosi poi di nuovo in posizione per concludere con il destro.
Per Bergkamp era l’unica opzione per segnare e superare il difensore. Altri giocatori avrebbero controllato il pallone e provato a girarsi, oppure avrebbero cercato un compagno a cui scaricarlo. Bergkamp ha fatto invece una cosa praticamente mai vista a certi livelli..
Inter, troppa fretta?
26 anni fa, l’Inter vendette Bergkamp all’Arsenal per 7,5 milioni di sterline. La sua avventura in nerazzurro fu caratterizzata da ombre e luci. Al suo addio, Massimo Moratti avrebbe detto al manager dell’Arsenal Bruce Rioch: “Sarete fortunati se segnerà 10 gol”. Il campione olandese rimase poi perplesso da queste presunte parole: “Strano. Andavo d’accordo con lui. Ama il calcio, mi assicurò che ci sarebbero stati dei cambiamenti e mi chiese di restare. Fu dispiaciuto per la mia partenza”.
“In realtà andavo d’accordo con tutti, da Bergomi a Ferri e Battistini così come con Berti. Solo Ruben Sosa mi ha deluso: avremmo potuto fare molto di più in campo, forse a lui davo un po’ fastidio. Fuori, comunque non ho mai avuto alcun problema“.
L'”isola” di campo su cui lo collocava Bagnoli, l’atteggiamento di Sosa, le incomprensioni linguistiche iniziali con molti compagni e un atteggiamento ostile e spesso cattivo della stampa italiana furono alcuni dei fattori che concorsero a questo flop. Eppure, nella prima stagione mise a segno 18 gol, di cui 8 in Coppa UEFA, score superato solo in una stagione con la maglia dell’Arsenal. Questi dati dimostrano che il motivo preponderante di questo mezzo flop fu principalmente di natura ambientale. In Inghilterra l’olandese ha ricominciato a volare…
Vincenzo Di Maso

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione