Mustapha Hadji compie oggi 50 anni. Il fantasista marocchino è uno dei calciatori più forti di tutti i tempi della propria nazionale.
Mustapha Hadji, quel Mondiale del 1998, avrebbe potuto giocarlo con la maglia della Francia. Trasferitosi nel Paese transalpino da bambino, aveva la doppia nazionalità. Di origine berbera, con la famiglia, aveva vissuto per tutto il Paese.
«Conosco tutte le miniere della Francia, perché ci spostavamo in continuazione: un incubo»
Nel 1993 fu convocato dall’under 21 francese, ma non accettò, a causa della troppa concorrenza. Nella nazione di nascita era definito “Il Ronaldo Marocchino” oppure “Hadji il brasiliano”, vista l’immensa classe che sprigionava.
Di lui si ricordano due gol. Il più bello è forte la rovesciata allo scadere del match contro l’Egitto in Coppa d’Africa. Il più iconico, che ne esalta la magnitudine mitopoietica, è senza dubbio quello segnato in Marocco-Norvegia ai Mondiali del 1998. Quella partita in cui il regista televisivo si divertì a inquadrare le effusioni tra un ragazzo marocchino e una ragazza norvegese.
In quel match, il nostro eroe raccolse un lancio di Tahar. Defilato sulla fascia, corse per metà campo, accarezzò il pallone con la sua consueta leggiadria, mostrando un’esplosività fuori dall’ordinario. Il primo controllo con l’esterno destro fu pura poesia. Dopo una serie di tocchi morbidi, Hadji converse verso la pura, dribblò il difensore e depositò la palla alle spalle del portiere avversario.
Quel Marocco rimase beffato e non si qualificò a causa del pareggio tra Brasile e Norvegia. I nordici passarono il turno grazie a un rigore segnato da Rekdal all’ultimo minuto. La qualificazione del Marocco sarebbe stata meritata e avrebbe rappresentato la giusta gratificazione per una squadra divertente e per il talento di Mustapha Hadji.
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione