14 Maggio 2025

Mentre il Fondo Sovrano del Qatar allestisce drappi di fiori alle porte di Parigi per l’imminente arrivo di Lionel Messi, il Malaga dell’ex presidente e sceicco Abdallah ben Nasser al-Thani rischia il fallimento. Due realtà derivanti da un unico ceppo che raccontano quanto il mondo del calcio sia diventato prigioniero del popolo ad oggi più ricco del mondo, ma che fino ad una generazione fa era registrato a malapena sul radar mondiale.

Il mondo del calcio, in questi anni, sta attraversando una delle pagine più nere della sua storia. Tante piccole e grandi realtà, alcune delle quali ben conosciute negli almanacchi sportivi, chiudono i battenti per mancanza di fondi e di investitori. Dall’esempio Bordeaux, squadra che ha vinto sei volte il titolo nazionale ed ha lanciato campioni come Zidane e Tigana, a quello più vicino a noi come Chievo e Livorno, impossibilitate ad iscriversi persino ai campionati dilettantistici: il campanello d’allarme rimbomba, sempre più forte.

La “Real Paris

Le spese folli di un paese che è emerso solo da poco tempo sulla scena mondiale come vero e proprio attore diplomatico, culturale e militare: il Qatar è sì un piccolo Stato, ma le cui enormi ambizioni di diffondere la propria influenza in tutto il mondo sono alimentate da un altrettanto grande ed infinita ricchezza dovuta alle sue riserve di petrolio e di gas naturale. Tale ambizione si sta realizzando dagli stadi sportivi e dagli attici dei grattacieli delle capitali occidentali ai centri industriali della Cina e ai campi di battaglia di Siria e Libia.

Il Paris Saint Germain, prima di finire nelle mire espansionistiche arabe, si era affacciata sul panorama calcistico solo nel 1970, quando le due società storiche parigine, lo Stade Saint-Germain ed il Paris Footbal Club, avevano deciso di fondersi, dettate dall’obiettivo comune di portare nuovamente a galla i fasti del calcio parigino. I 13 anni di presidenza Borelli (1978-1991), avevano portato la società parigina alla vittoria dei primi titoli nazionali, senza però mai riuscire a competere in fama con squadre nazionali più gettonate quali Lione e Marsiglia.

Nell’estate del 2011, la Qatar Investiment Authority rileva il club parigino, mettendo fin da subito mano ai propri fondi per aumentare drasticamente il budget in vista della finestra estiva del calciomercato. Da lì a poco, il Paris Saint Germain divenne vero e proprio palcoscenico di star del mondo del calcio, alcune di queste ormai prossime al ritiro. L’età, in fondo, non conta se l’effetto mediatico produce business.

Ci sarebbe piuttosto da chiedersi il perchè il Qatar abbia investito sulla Francia, perchè su Parigi, perchè sul mondo occidentale. Può destare sospetti l’evidente rapporto di “amicizia” tra l’allora Presidente francese, Sarkozy, e lo sceicco fondatore della Qatar Investiment Autority, Al-Thani? Sicuramente, si.

Nel dicembre 2014 fece scalpore in Francia la “scappatella” di Sarkozy proprio in Qatar, dove tenne una conferenza per conto della Qatar National Bank, dispensando di fatto “consigli di investimento in Europa e in Francia e, come riportato allora da Paris Match e da il Foglio “..aveva rinfrescato i suoi rapporti con alcune personalità qatariote di spicco, tra cui, appunto, l’amico e sceicco Tamim bin Hamad al Thani, imperatore del gas naturale liquefatto (un terzo delle riserve mondiali giace in Qatar) e creatore del ricchissimo fondo sovrano Qatar Sport Investiments, che tra i numerosi pezzi da collezione in giro per il mondo detiene il 70 per cento del Paris Saint-Germain di cui l’ex président è tifosissimo..”

Per la cronaca, Sarkozy, per esprimere la sua gratitudine a Al Thani, lo nominò Grand’ufficiale della Legion d’onore, massima onorificenza francese. Gli scrittori francesi, Pierre Péan e Vanessa Ratignier, hanno recentemente scritto un libro esplosivo, “Une France sous influence”, il quale denuncia senza timore quanto la Francia sia diventata in breve tempo terra di conquista per il Qatar ponendo al pubblico francese ed internazionali alcuni quesiti:

Perché il club calcistico più prestigioso di Francia, il Psg, è stato offerto agli emiri? Perché sempre più hôtel particulier e castelli di Francia, classificati patrimonio mondiale, vengono venduti agli oligarchi di Doha? E perché la destra neogollista quando era al potere con Sarkozy ha autorizzato il Qatar a investire nelle banlieue francesi per farsi carico della diversité? E soprattutto perché proprio il Qatar, nonostante si sappia che più o meno direttamente figura tra i principali finanziatori del terrorismo islamista?”

Sport e Politica, dunque, rientrano di diritto in quel “matrimonio che s’ha da fare”, specie quando la cifra investita dal fondo qatarino ha raggiunto in Francia, prima dell’inizio del calciomercato estivo del 2021, un miliardo e trecentoquindici milioni di euro. E la giostra, da quanto appreso dall’entourage di Messi e Donnarumma, non smetterà di girare.

La “cavia” Malaga

Por dignitad, Al Thani vete ya” recitava uno striscione dei tifosi del Malaga nel 2019. Un messaggio sicuramente facile da decifrare, specie se a vivere l’incubo siano stati dei tifosi di una società storica spagnola, sedotta da uno sceicco del Qatar che nel 2013 l’aveva portata a giocare persino la Champions League, poi però abbandonata al suo destino con la definitiva chiusura dei rubinetti d’oro qatarini.

Nel 2012 il miraggio arabo aveva sollevato l’euforia. Il Málaga Club de Fútbol si era appena qualificato per giocare in Champions League. La squadra era tra le migliori al mondo ed Abdullah Al-Thani aveva promesso il paradiso sulla base di milioni, promettendo, tra l’altro, di investire sui macroporti a Marbella.

Al-Thani acquistò il club per 36 milioni di euro nel 2010. In breve tempo vennero acquistati giocatori di grosso calibro quali Joaquin, Cazorla, Monreal, Baptista o Toulalan. Comprò dal Valencia un giovane Isco, che fu venduto nel 2013 al Real Madrid per quasi la stessa cifra per la quale aveva acquistato il club. In soli due anni, la squadra era in Champions League.

La Spagna, probabilmente, non era riuscita laddove la Francia aveva calato l’asso: Al Thani, probabilmente deluso dal poco ritorno mediatico ed economico, lasciò che il club accumulasse ben presto oltre 100 milioni di debiti, riportando immediatamente sulla Terra i sogni tanti tifosi iberici e di altrettante industrie del territorio.

Il Principe francese ed il Povero spagnolo : una fiaba che, in questo caso, non porta a nessun lieto fine,

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