3 Maggio 2025

Hugo Sanchez, il bomber da un tocco

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Hugo Sanchez compie oggi 62 anni. Raccontiamo questo glorioso bomber che ha fatto la storia del Real Madrid, mostrando tutti i gol a un tocco e spiegando l’impatto per il calcio messicano

Hugo Sanchez, il bomber da un tocco

Hugo Sanchez è nella top 5 degli attaccanti più prolifici della storia di un club glorioso come il Real Madrid. Il centravanti messicano ha messo a segno 208 gol in 283 partite con la maglia delle Merengues.

Pochissimi calciatori hanno unito un intero Paese come Hugo Sanchez. Quando il messicano si trasferì in Spagna nel 1981, era semisconosciuto fuori dalla propria terra. Gli atteggiamenti di superiorità del pubblico spagnolo furono spazzati via a suon di gol. Un decennio più tardi Sanchez divenne uno dei calciatori più amati della storia dei Blancos.

Prima della caterve di gol di Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, Sanchez dominava le classifiche dei marcatori in Liga. In soli sette anni al Bernabéu è diventato il terzo miglior marcatore della storia del club, vincendo per ben cinque volte il premio Pichichi per il miglior marcatore della Liga e stabilendo il record di gol segnati in una stagione di Liga: ben 38 nel 1989/90. In quella stagione tutti i gol furono segnati con un tocco!

Anche se è ricordato soprattutto per la sua avventura con i Blancos, Sanchez ha iniziato a giocare a Madrid nelle finale dell’Atletico e il suo impatto iniziale è stato travolgente.

L’atteggiamento nei confronti dei giocatori messicani era diverso rispetto ad oggi. Spesso denigrati a causa della scarsa tradizione calcistica fino a quegli anni, in terra iberica imperava il pregiudizio. Un pregiudizio che Sanchez ha combattuto e sconfitto. La sua predilezione per le spettacolari chilenas affascinava il pubblico madrileño. Il suo stile di gioco era frutto di un istinto innato che lo portava ad azzannare il pallone come una preda.

La sua capacità atletica proveniva da una famiglia dedita allo sport. Suo padre era un calciatore semi-professionista che un giovane Hugo idolatrava e che si rendeva protagonista di rovesciate e dribbling. Sua sorella era invece una ginnasta olimpionica che rappresentò il Messico ai Giochi Olimpici di Montreal nel 1976. Sanchez eseguiva le sue acrobatiche capriole dopo ogni gol segnato, a testimonianza della sua agilità e del suo baricentro basso.

A Città del Messico, intere famiglie e comunità si affollavano intorno ai televisori solo per guardare il loro idolo che emozionava il lontano mondo della Liga. Il fenomeno sociale si intrecciò però con un’amaro paradosso: negli 11 anni in cui ha giocato in Spagna, ha totalizzato solo sette presenze in nazionale, di cui quattro durante i Mondiali di calcio casalinghi del 1986.

Questo non gli impedì di segnare 29 gol in 58 presenze totali con la maglia del Messico, contribuendo ad aumentare il fascino della sua odissea oltreoceano.

Come simbolo nazionale, ha mostrato al mondo che il Messico era un Paese che meritava rispetto a livello calcistico. La sua carriera ha spianato la strada ai suoi connazionali, i quali hanno acquisito la fiducia necessaria per fare carriera oltreoceano e, sebbene la sua carriera internazionale sia stata troncata bruscamente, ha comunque mostrato la qualità infinita che lo ha portato a raggiungere sempre i suoi obiettivi.

Leo Beenhakker, il suo allenatore al Real Madrid, ha elogiato la qualità della capacità innata di Sanchez a segnare i gol. «Quando un giocatore segna un gol come quello [in riferimento alla sua spettacolare realizzazione contro Logroñés nel 1985], la partita dovrebbe essere sospesa e dovrebbe essere offerto un bicchiere di champagne agli 80.000 tifosi che lo hanno visto». I due hanno avuto un brutto alterco verso la fine del suo periodo al Real per il rifiuto del messicano di stare in panchina nella partita di Coppa UEFA contro il Torino, ma la leggenda del più grande calciatore messicano di sempre non può essere sminuita da questo epilogo.

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