Howard Gayle, simbolo della lotta contro il razzismo

Howard Gayle ha rifiutato nel 2016 la nomina a MBE (Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico), uno dei più importanti titoli concessi dalla Gran Bretagna. Essere insignito di una tale invidiabile onoreficenza è stata la dimostrazione definitiva della sua fedeltà agli ideali che hanno segnato tutta la sua vita, sia sul campo che fuori, quelli che rappresentano la lotta in prima linea contro il razzismo.

Howard Gayle è nato il 18 maggio 1958 a Liverpool da una famiglia africana. Il padre era un pescatore della Sierra Leone che era fuggito dal suo Paese dopo la guerra. La madre era figlia di ghanesi che avevano cercato una vita migliore nel Mersyside. Howard ha trascorso i primi mesi della sua esistenza a Toxteth, dove si concentrava la maggior parte delle famiglie nere della città. Una decisione del consiglio comunale costrinse la sua famiglia a lasciare il quartiere quando Howard non aveva ancora un anno. Quello che doveva essere un semplice cambio di alloggio temporaneo divenne un viaggio senza biglietto di ritorno. Fuori da casa sua e in un quartiere popolato prevalentemente da bianchi, il piccolo Gayle iniziò a costruire il suo personaggio.

A 17 anni, fu messo in un istituto minorile dopo aver derubato diversi negozi della città ed essere stato coinvolto in scontri con la polizia. Dopo aver scontato la sua pena, ha iniziato a giocare per un club amatoriale, il Bradford. Le sue prestazioni suscitarono l’interesse del Liverpool, che lo ingaggiò per inserirlo nella squadra riserve nel 1977. Nell’ottobre 1980, dopo il prestito al Fulham, Gayle fece il suo debutto con la prima squadra dei Reds. Il suo esordio fu un evento per Anfield, in quanto Howard Gayle è stato il primo calciatore nero a indossare la maglia del Liverpool in 85 anni di storia.

Blackburn Rovers, Birmingham o Sunderland sono state alcune delle squadre in cui Howard Gayle ha giocato. I suoi anni da calciatore sono stati segnati dagli atteggiamenti xenofobi che ha dovuto subire da parte dei tifosi avversari. Per questo motivo e per la sua continua e orgogliosa rivendicazione delle sue radici africane, Gayle è diventato un simbolo della lotta contro la discriminazione razziale.

Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, ha aderito al progetto ShowRacismTheRedCard, una ONG che si batte per la sensibilizzazione contro il razzismo fin dalla più tenera età. Questa ONG vede il prima linea la presenza di calciatori, sia in attività che ritirati, come portavoce del proprio messaggio.

«Sono inglese, sono nato qui e i miei figli sono nati qui. Non c’è alcun dubbio sul mio patriottismo. Ma l’impero è qualcosa che opprime il popolo nero».

Con queste parole riportate in un articolo sul Guardian, Howard Gayle stesso ha cercato di chiarire la controversia sollevata dal rifiuto dell’onoreficenza come Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico, che gli era stata assegnata per premiare la sua opera in seno a ShowRacismTheRedCard.

Il suo lavoro nella lotta al razzismo gli ha permesso di essere scelto per ricevere uno dei più importanti riconoscimenti nel Regno Unito, un titolo che testimonia l’impatto positivo di una persona nel suo settore. È classificato al quinto posto tra le onoreficenze dell’Ordine dell’Impero Britannico, dopo Cavaliere (o Dama) di Gran Croce (GBE), Cavaliere (o Dama) Comandante (KBE), Commendatore (CBE) e Ufficiale (OBE).

Dal momento in cui la nomina è stata resa nota, l’ex calciatore ha mostrato il suo apprezzamento ma ha chiarito che accettare un titolo in nome dell’Impero era contro i suoi principi. In un’intervista per The Update, ha spiegato in dettaglio i motivi della sua decisione:«Avevo due motivi per rifiutare il titolo di MBE: il primo è che molte delle atrocità che gli africani hanno subito a causa della tratta degli schiavi hanno coinvolto l’Impero britannico; e il secondo è stato Hillsbrough. La gente di Liverpool ha combattuto per 27 anni contro un sistema che di solito raccontava bugie su quanto accaduto quel giorno. L’establishment ha una grossa responsabilità in tutto ciò e quindi molto di cui scusarsi con la gente di Liverpool».

Gayle si riferiva all’attività mantenuta dal Regno Unito come uno dei principali attori nel processo di colonizzazione del continente africano. L’ex calciatore del Liverpool ha anche posto l’accento sulla decisione del governo di coprire e illibare le forze dell’ordine dalla responsabilità della tragedia di Hillsbrough, scagliandosi invece contro i tifosi del Liverpool.

Gayle aggiunto di aver voluto rendere onore a tutti quegli africani che hanno sofferto a causa dell’imperialismo inglese. «I miei antenati si rivolterebbero nella tomba, dopo che l’impero e il colonialismo li hanno resi schiavi. Questa è una decisione che ho dovuto prendere. Altri forse avrebbero agito diversamente e avrebbero colto al volo l’attraente possibilità di essere un Membro dell’Impero Britannico e di vedere quelle tre lettere -MBE- dopo il loro nome. Ma io lo avrei vissuto come un tradimento verso tutti i neri che hanno perso la vita o hanno sofferto in conseguenza all’impero».

Vincenzo Di Maso