Questa sera l’inizio dei Mondiali di Qatar 2022 per l’Italia: affrontiamo l’Irlanda del Nord alle 20.45 per i gironi di qualificazione. Dopo la disfatta di Russia 2018 l’Italia c’è ed è pronta a riprendersi tutto quello che ha perso in quattro anni; che i detrattori degli azzurri ci credano o no.
Fra una manciata di ore comincia il nostro percorso nella competizione più prestigiosa per la nostra Nazionale. La stessa che tre anni fa ci ha fatto piangere un lutto nel nome del calcio italiano. La stessa che ci ha fatto capire che forse dovevamo ricominciare dalle cose che ci riescono davvero bene. Siamo chiari: con il trascorrere degli anni il nostro è diventato un calcio troppo tattico, dove la teoria troppo spesso aveva la meglio sulla pratica. E questo per la patria del catenaccio di Nereo Rocco proprio non va bene.
“Colpite tutto quel che si muove a pelo d’erba. Se è il pallone, meglio.”
Nereo Rocco ai suoi giocatori
Non va bene perché rischia di trasformarti anche gli allenatori più conservatori partorendo abomini come CT che in una partita decisiva per la propria nazionale schierano Insigne mezz’ala di centrocampo. O che durante la stessa riescono, oltre che a farsi dare una lezione di gioco della Svezia, anche ad apprendere delle nozioni di tattica dai propri stessi giocatori (ogni riferimento a persone, animali, cose o Gian Piero Ventura sono puramente casuali).
Ma i tempi sembrano essere cambiati. Ben lungi dal trarre conclusioni a seguito di qualche buona prestazione in Nations League o contro nazionali del calibro di Armenia e Bosnia, pare che il buon Mancini si stia muovendo con abilità. Quello che in una Nazionale è più difficile da raggiungere però è un’alchimia che riesca a legare tutti calciatori in campo (a meno che questa non siamo composta per 9/11 da giocatori dello stesso club). Il CT marchigiano ha però avuto pazienza fin dall’inizio, riuscendo ad inserire nella rosa dei giovani dal grande valore integrandoli con veterani che conoscevano bene il contesto. E se all’inizio i risultati scarseggiavano, col passare delle partite sono iniziati ad arrivare.
È vero, fino ad ora la nostra nazionale ha sempre affrontato formazioni non di pari livello, ma il gioco proposto è stato comunque soddisfacente. Ricorderanno tutti quella soffertissima partita della nazionale di Ventura giocata contro Israele (2017). In quel match riuscimmo a spuntarla solo grazie ad un gol di Candreva, autore dell’unica marcatura: oggi siamo ad un altro livello. La nostra nazionale oggi gioca un calcio moderno ed egregiamente integrato con nostalgici difensivismi quando ce n’è di bisogno. Perché ogni tanto ce n’è bisogno eccome.
Quello di Mancini è un gioco assolutamente innovativo per l’Italia, con il più classico dei moduli (4-3-3) e un centrocampo bilanciato alla perfezione. Sia chiaro, in questo è stato aiutato molto anche da chi ha tirato fuori gioielli del calibro di Nicolò Barella, Manuel Locatelli, Sandro Tonali (attualmente in U21) e tanti altri; ma se oggi vediamo 11 ragazzi che giocano come se si conoscessero da sempre, il merito è tutto suo.
Mondiali di Qatar 2022, cosa ci aspetta?
Adesso veniamo al nodo della questione, cosa sarà della nostra nazionale nei prossimi Mondiali? Non avendo grandi abilità di veggenza possiamo provare ad analizzare quando la nostra nazionale si è trovata in situazioni analoghe a questa. Possiamo provare a rivedere cosa successe quando nel ’30 non ci qualificammo, e vincemmo poi successivamente due Mondiali di fila (Italia ’34 e Francia ’38). Possiamo cercare di ricordare quello che avvenne nel 2006, quando tutta la Germania era sicura di vincere la competizione; almeno prima di incontrare noi, sottovalutati da tutti.
L’Italia vince quando tutti meno se lo aspettano, quando qualcuno oltraggiandola commette l’errore di farle tirar fuori l’orgoglio. È quando ci sono altre aspettative che nel calcio si fa il botto, sempre e comunque. Abbiamo una squadra giovane, poco esperta e poco abituata a grandi palcoscenici, ma questo non conta. Non conta perché abbiamo una squadra che a differenza di quella di tre anni fa crede nel progetto, nel CT e nell’importanza della maglia che indossa. In un Mondiale è importante essere pronti a tutto, avere la carica che solo la giovane età può darti, ed essere sfrontati al punto giusto.
I Mondiali di Qatar 2022 magari l’Italia non li vincerà, ma se c’è una cosa che mi rincuora è che questo dipenderà soprattutto da noi tifosi. La sensazione che mi viene in mente vedendo gli azzurri giocare in questo periodo è che l’unica cosa che manca sia l’urlo dello stadio dopo l’Inno di Mameli. Quando hai una nazionale così basta darle fiducia, supportala al meglio e farle sentire il proprio calore: sono sicuro che verremo ricambiati come speriamo. La pandemia ci ha dato molta sofferenza, quella che storicamente l’Italia è stata abile a trasformare in rabbia e determinazione. Un Mondiale vinto (senza mai distogliere l’attenzione dagli Europei di questa estate) sarebbe la giusta rivincita per tutto quello che ci è stato detto sulla nostra mancata qualificazione. Il giusto risarcimento da un calcio che in questi anni ci sta volendo poco bene.
Per conquistarlo paradossalmente ora la palla sta tra i nostri piedi. Questa è una delle poche volte in cui una nazionale è davvero in mano ai suoi tifosi, possiamo decidere di sprecare l’occasione o di prenderla al balzo. Possiamo decidere di supportare gli azzurri o di credere che siano gli stessi di tre anni fa.
Per quanto mi riguarda, ora come ora, o si fa l’Italia o si muore. Sta a noi decidere.
Studente del liceo classico; amante dello sport e del calcio, argomenti che ho sempre cercato di trattare con rispetto e dettagliato. Scrivo per CalciofemminileItalia e sono l’autore del romanzo dal titolo “Il Dio del Pallone“. A chi mi chiede che cos’è per me il calcio rispondo: “Una religione”.