È ufficiale. La riunione del Consiglio dei Ministri in Portogallo, terminata ieri, ha decretato – dopo aver ascoltato gli esperti, le parti sociali, i partiti e, infine, il Presidente della Repubblica – la fine dello Stato di Emergenza e l’inizio dello Stato di Calamità Naturale, che aiuterà a controllare meglio questo periodo di transizione verso la tanto agognata “normalità”.

I decessi di ieri sono stati 16 e anche il rischio di contagio è diminuito (e ora si attesta allo 0,92%). In Portogallo sono già stati effettuati oltre 300.000 test, un numero di gran lunga superiore al numero di persone effettivamente infette.

Il Primo Ministro ha sinceramente riconosciuto che il rischio di contagio probabilmente aumenterà, ma si è appellato alla responsabilità dei cittadini per garantire il successo della riapertura.

Affinchè i numeri restino bassi, ha detto, è necessario soddisfare alcune condizioni di sicurezza: l’uso di “maschere sociali” (non chirurgiche) passerà ad essere obbligatorio nel contesto comunitario, in spazi “chiusi” quali negozi e trasporti pubblici, ma non nei parchi giardini spiagge e atri luoghi all’aperto dove lo spazio consente un distanziamento sociale di circa 2 metri.

Nessuna barriera di plexiglass, nemmeno nei ristoranti, dove i tavoli saranno disposti secondo raccomandazioni.

Per il resto, come promesso nei giorni scorsi, tutto riaprirà progressivamente a partire da giorno 4 maggio e fino alla fine del mese (trovate il calendario nel primo commento) – dai musei al campionato di calcio, dalle scuole ai centri commerciali, dalle fabbriche agli uffici pubblici fino ai luoghi di culto religioso. Lo smart-working proseguirà ove possibile e auspicabile. UN membro genitoriale di ogni nucleo familiare con bambini fino a 12 anni può sempre usufruire del congedo (pagato al 66%).

Il ritorno (limitato) del calcio

I cinema invece riaprono solo l’1 giugno, mentre la ripresa del campionato di calcio è prevista per fine maggio. Eppure ripartirà solo la Primeira Liga, la massima serie portoghese.

Questo il succo delle parole del Primo Ministro António Costa: “Nel calcio è ovvio che ci sia contatto. La prima misura adottata prevede che le partite siano disputate a porte chiuse. Si giocherà solo in Primeira Liga: a seguito del consenso della Federazione, la Lega e i club reputano che sussistono le condizioni tecniche e organizzative per rispettare le regole di protezione, test e isolamento, in modo da evitare l’insorgenza di nuovi casi di coronavirus tra i professionisti che scenderanno in campo”.

La Federazione ha presentato alla Direzione Generale della Salute un piano sanitario per la prevenzione dei rischi. Le tre società – Benfica, Porto e Sporting – hanno dichiarato – e presumo che parlino a nome di tutti, in quanto Lega e la Federazione hanno detto lo stesso – di aver predisposto una serie di test e procedure per garantire la sicurezza di tutti i tesserati. Stiamo parlando di professionisti, sia in termini di età che di condizione fisica, i quali, in linea di principio, hanno un rischio minore“, ha affermato Costa, aggiungendo anche che il calcio “è un’attività sportiva in cui la medicina del lavoro, se possiamo definirla così, è particolarmente presente ed esigente, non lasciando nulla al caso“.

Le pratiche di controllo sono consolidate ma sarà fondamentale mantenere la disciplina“, ha sottolineato António Costa, concludendo che se tutte queste condizioni saranno garantite, il campionato potrà riprendere a fine maggio.

Marco Sabatino e Vincenzo Di Maso