16 Marzo 2025

Calcio e città: Berlino – Primo episodio

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Berlino e L’Olympiastadion sono particolarmente cari a noi italiani. Oggi viaggiamo nella città tedesca, raccontando la sua storia a livello calcistico

Il Muro di Berlino fu edificato il 13 agosto 1961. Rimase in piedi per 10.316 giorni, fino a quando fu abbattuto il 9 novembre 1989. Il Muro di Berlino ha separato in maniera divisiva persone, Paesi e ideologie, sia materialmente che metaforicamente.

La storia di Berlino è la storia del XX secolo. Una città che fu l’epicentro non solo di uno dei regimi più crudeli della storia dell’umanità, ma anche della divisione politica simbolica tra Occidente e Oriente, America e Unione Sovietica, capitalismo e comunismo. Fiducioso di conseguire la vittoria della Seconda Guerra Mondiale, Adolf Hitler aveva predisposto il progetto Welthauptstadt Germania, una serie di attività impresse alla capitale tedesca, che sarebbe stata rivoluzionata a livello architettonico. La riedificazione di Berlino fu inserita nell’ambito del “piano comprensivo di costruzione per la capitale del Reich”. Il progetto fu edificato solo in parte e l’Olympiastadion fu portato al termine.

La città fu teatro di un rapidissimo cambiamento del suo panorama socio-economico, dalla Repubblica di Weimar negli anni Venti, dove l’enorme inflazione del dopoguerra fece sì che le banconote diventassero così inutili da essere bruciate per farne un falò, all’ascesa relativamente prospera del nazismo. Berlino era in una costante crisi d’identità, sprofondata e scavata, continuamente rabberciata dalle macerie, divisa e rimodellata sotto un establishment in costante mutamento.

Dopo la seconda guerra mondiale, Berlino fu divisa in quattro parti, spartite tra inglesi, americani, francesi e sovietici. Il Muro fu costruito dalla Repubblica Democratica Tedesca, il governo fantoccio sovietico della Germania dell’Est, per arginare il flusso di persone in fuga verso i settori di dominio occidentale dal blocco sovietico. Questo sancì l’iniziò più di un quarto di secolo di identificazione forzata per i berlinesi. Una città divisa: o eri un berlinese dell’Ovest o un berlinese dell’Est.

La storia politica di Berlino ha plasmato anche la cultura calcistica del suo popolo. Si è spezzata e spaccata, come testimonia l’enorme differenza tra la Hertha Berlino, squadra della zona Ovest, e l’Union Berlino, squadra della zona Est. Per essere una capitale di circa tre milioni e mezzo di abitanti, Berlino non è una città particolarmente florida a livello calcistico. L’Hertha è la sua squadra di maggior successo, con l’ultimo titolo nazionale arrivato nel 1931, 32 anni prima della fondazione della moderna Bundesliga. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Die Alte Dame (la Vecchia Signora) è stata la squadra sostenuta dal partito nazista. Il suo stadio, il magnifico Olympiastadion da 74.000 posti, fu costruito nel 1936 dall’architetto capo di Hitler, Albert Speer, e il presidente del club nell’era prebellica era Hans Pfeifer, un membro del partito nazista insediato da Hitler per mantenere l’ideologia del partito.

 

L’Hertha è la squadra di Berlino che vanta il maggior numero di tifosi, con una media di circa 50.000 spettatori a partito, e mentre il suo stadio si trova attualmente nel prospero quartiere di Charlottenburg – la tradizionale sede di opulenti leader prussiani – l’Hertha è considerata la squadra di Berlino per antonomasia, vantando un foltissimo numero in tutta la città. Helmut Klopfeisch è il tifoso più famoso del club. Klopfeisch Era uno delle migliaia di tifosi dell’Hertha di Berlino Est, intrappolato dalla parte sbagliata della cortina di ferro quando venne eretto il Muro e non ebbe più la possibilità di vedere la propria squadra. Klopfeisch fece di tutto per scroprire il risultato della sua squadra, accovacciato vicino al Muro quando la partita dei suoi beniamini era in corso per cercare di sentire la folla, per poi unirsi in seguito ai fan club segreti dell’Hertha a Berlino Est, incontrandosi di nascosto nei bar e nei caffè per seguire la squadra.

Due giorni dopo la caduta del Muro, 15.000 berlinesi dell’Est si accalcarono per vedere la squadra giocare per la prima volta dopo 30 anni, in uno stadio situato a meno di 20 km da quella voragine di cemento che li privò di quel diritto. A Berlino, la politica è stata indissolubilmente legata al calcio. Ha avuto il potere di condannare i tifosi a rimanare confinati in una striscia di terra, separata da un muro, a pochi chilometri dal teatro in cui si esibiva la propria squadra. Un subdolo sadismo.

Dall’altra parte del muro c’è l’Union Berlino. Con sede nel bel mezzo di una foresta, a Köpenick, la società fu fondata con il suo nome attuale nel 1966 come club di lavoratori. L’Union Berlino è affettuosamente conosciuto come Eisern Union, Unione di ferro, e il suo kit originale è stato ispirato dalla divisa dei lavoratori locali del settore metallurgico. L’essenza del club è definita dal suo status di società fondata, appunto, come club di lavoratori. Nel 2008, quando lo Stadion An der Alten Försterei aveva un disperato bisogno di riparazioni e la società non poteva permettersi questi esborsi, 1.600 tifosi dell’Union misero insieme 140.000 ore di lavoro accumulato e ristrutturarono lo stadio senza ricorrere a risorse esterni, riparando gli spalti, montando un tetto e facendo risparmiare alla società circa 2 milioni di euro in lavori di riparazione. Tutto ciò è stato fondamentale per la promozione e la stabilità odierna del club

Oggi, l’Union è considerata la squadra alternativa di Berlino, con una cultura del tifo unica in Germania, fatta su misura per i puristi. Sono sempre stati considerati come la squadra anti-establishment, un luogo dove la gente si ribella contro il proprio potere dominante nella zona est del Muro, canta canzoni sognando la propria città unificata e si unisce nella sua posizione radicale contro la Stasi.

Quei tifosi hanno rappresentato l’immagine del dissenso civile. La Stasi – la rete di polizia, di informatori e di spie del partito comunista al potere – conservava archivi dettagliati su ogni cittadino, documentando hobby e abitudini, registrando ogni movimento e “sussurro”. Spesso inviava infiltrati nei fan club dell’Union per cercare di fiutare qualsiasi segno di ribellione o di opposizione al regime: un altro segno della vita completamente opprimente condotta da quelle persone nella Berlino Est.

E Berlino ha un’altra squadra, la Dynamo, che ha conquistato 10 titoli della Germania Orientale, raggiungendo anche due volte i quarti di finale in Coppa Campioni. Parleremo di questa squadra nella prossima puntata…

Continua…

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